«Hai visto? Tu oggi non mi credevi quando te lo dicevo che era cotta di me. Io sono un dongiovanni, un seduttore nato7! Perché chi altri sarebbe riuscito a far innamorare in quattro e quattr’otto un donna simile, eh? E poi, con la mia ribeba, domani farò meraviglie: aspetta e vedrai!» e così dicendo cantava e saltellava dalla contentezza, mentre Bruno faceva sforzi sovrumani per non ridere. Il giorno dopo, come promesso, Calandrino arrivò con la ribeba e suonò e cantò a squarciagola, benché fosse stonato come una campana, dando fondo al suo repertorio di canzonette languide, per lo spasso di tutta la brigata. Era così innamorato cotto della sua bella, che quasi non lavorava più. Ora stava impalato alla finestra, ora sulla porta, ora d’improvviso correva in cortile, come un bolide, tra le risate generali, a veder la Niccolosa, la quale, ammaestrata da Bruno, faceva di tutto per attirar la sua attenzione e dargli a intendere che si era invaghita8 di lui. Per non parlare delle letterine d’amore e dei regalucci che le mandava ogni tanto tramite Bruno, e dei pranzetti e delle merende con cui compensava i suoi intermediari e confidenti, cioè Bruno e Buffalmacco, che se la godevano un mondo. Passarono così due mesi, i lavori alla villa erano agli sgoccioli e Calandrino stava sulla corda, perché temeva che, finito il lavoro, non avrebbe potuto più rivedere la sua bella. Perciò era tutto il giorno addosso a Bruno e lo assillava dicendo: «Voglio un appuntamento con lei. Voglio incontrarla, almeno una volta, noi due soli, per dirle a quattr’occhi
tutto il bene che le voglio e darle una riga di bacetti, di quelli che dico io!».
E Bruno: «Senti, costei vuole menarci per il naso, credi a me, perché, tutte le volte che le chiedo un appuntamento, mi dice un po’ di sì e un po’ di no. Prima promette e poi si tira indietro. Perciò, visto che abbiamo fretta, bisogna trovare un altro sistema».
«Sì, ma quale?».

7 un dongiovanni… nato: un grande amatore, un esperto nel far innamorare le donne.
8 invaghita: innamorata.