Io, che non aspettavo altro, accettai subito con gioia. E così stabilimmo di ritrovarci tutti l’indomani, sul far dell’alba, davanti alla chiesa. Il giorno dopo arrivammo puntuali: ciascuno aveva portato con sé almeno un servitore e fatto il pieno di vettovaglie: cibi, frutta, liquori e tutto ciò che serviva per trascorrere lietamente qualche giornata fuori casa. Pampinea che aveva già in mente il posto dove andare, ci guidava come un vero capo: «Seguitemi e non ve ne pentirete», diceva con quei suoi modi graziosi e quel sorriso accattivante che ispirava simpatia. La giornata era bella, con un cielo limpido, senza nubi. L’aria era un po’ frizzante perché era mattino presto, ma quando arrivammo alla metà il sole scaldava già che era un piacere. «Questa è la mia villa di campagna», ci disse Pampinea mostrandoci una bella casa, tutta bianca e circondata da frutteti. Gli alberi erano fioriti e il profumo dei fiori di pesco e di ciliegio arrivava a folate, portato dalla brezza. Io respiravo a pieni polmoni. Che meraviglia! Dopo tanti mesi passati in città, fra il lezzo¹⁵ dei cadaveri e il tanfo pesante della sporcizia e della morte, mi sembrava di rinascere. Pampinea faceva da cicerone¹⁶: ci mostrava le stanze, tutte pulite, in ordine e con i letti rifatti; le belle sale, affrescate e arredate con mobili pregiati. Ma la cosa più bella, per me, era il giardino, grande, pieno di fontanelle di marmo, e soprattutto ben tenuto. C’erano tanti fiori che non si potevano contare e lì, sotto un bel portico, ci sedemmo a far colazione.
«Amici», disse allora Dioneo, che era un giovane schietto e senza peli sulla lingua, «non so voi, ma io i pensieri brutti me li sono lasciati alle spalle, venendo via dalla città e qui vorrei solo divertirmi. Perciò, bando ai discorsi tristi! Il posto è bello, il tempo è splendido. Insomma, ci sono tutte le premesse per godercela e stare allegri insieme. Ma voi, se non siete d’accordo, ditelo subito, perché in tal caso me ne ritornerei a Firenze e lascerei questa bella compagnia».
«Hai detto bene, Dioneo», rispose Pampinea, «sono d’accordo con te. Anzi, già che ci siamo, vorrei farvi una proposta: perché non nominiamo ogni giorno un re o una regina, uno di noi insomma con funzioni di capo, che decida, secondo il suo criterio, il programma della giornata? Così funzionerà tutto per il meglio e noi non ci annoieremo».
15 lezzo: puzza, fetore.
16 cicerone: guida.