«Dottore, ditemi in fretta ciò che dovete, vi prego!», rispose il malato giungendo le mani.
Maestro Simone diede una breve occhiata a monna Tessa, che se ne stava in disparte ai piedi del letto, si schiarì un po’ la voce e proseguì: «Ehm, ehm, vedi caro, tu non hai niente di grave. Sei solo incinto…».
«Coosaaa!!…», sbottò Calandrino facendo un salto sul letto.
Dopo di che si mise a strillare come un matto e a minacciare la moglie: «Tu, tu, tu, malefica, è colpa tua!», gridava additandola. La poverina, che era una donna riservata, sentendo queste parole, arrossì e, con gli occhi bassi per la vergogna, se ne uscì dalla stanza, senza dire una parola. E intanto lui continuava a lamentarsi:
«Ohimè di me, me tapino7! Come farò a partorire questo figlio?
Vedo bene che sono rovinato. E tutto per colpa di questa brutta strega, che Dio la maledica. Ma se potessi, vi giuro, mi alzerei da questo letto di dolore e gliene darei tante, ma così tante, da non lasciarle neanche un osso intero. Parola mia!».
Bruno, Nello e Buffalmacco, sentendo questa sfilza di asinerie, avevano tanta voglia di ridere che quasi scoppiavano, ma pure cercavano di contenersi. Chi non si tratteneva, invece, era maestro Simone o Scimmione, come lo chiamavano loro, il quale rideva così sgangheratamente8, che gli si sarebbero potuti cavare tutti i denti di bocca, uno per uno.
«Per carità, dottore mio, aiutatemi», lo implorava Calandrino.
E maestro Simone: «Suvvia, non preoccuparti, caro, che per fortuna ci siamo accorti in tempo del fatto, e in pochi giorni e con poca fatica potremo rimediare… Non senza qualche piccola spesuccia, però!».
«Ohimè, maestro mio, ho giusto qui duecento lire di piccioli contanti. Io volevo comprarci un podere. Ma voi prendeteli pure, anche tutti, se vi servono, basta che mi liberiate da questo incomodo. Per carità, dottore, non fatemi partorire, perché io sento che le donne, quando partoriscono, fanno grandi strepiti e pianti. E io penso proprio che, se sentissi quel male lì, morirei senza dubbio».
7 tapino: disgraziato, infelice.
8 sgangheratamente: sguaiatamente.