Così Griselda, rivestita dei suoi miseri panni, riprese a fare quegli umili lavori che soleva svolgere prima, sopportando con animo sereno la sua sventura. Nel frattempo, Gualtiero aveva annunciato ai quattro venti l’arrivo imminente della sua fidanzata, una ragazza figlia di uno dei conti di Pánico13, e le sue prossime nozze con lei.A corte fervevano i preparativi e, siccome i servi erano tutti impegnati e c’era bisogno di aiuto, mandò a chiamare Griselda dicendole: «Tra qualche giorno arriverà a palazzo la mia futura sposa e la mia casa dev’essere pronta a riceverla splendidamente. Bisogna ripulire le stanze, arredarle in maniera signorile, perché la mia fidanzata è una nobildonna e io non voglio sfigurare davanti a lei. Per questo ho pensato a te, che hai buon gusto e sai cosa occorre fare. Ti do mano libera: metti in ordine, pulisci, disponi mobili e soprammobili, secondo il tuo criterio. E poi, bisogna anche scegliere le gentildonne da invitare: provvedi tu e ricevile, come se fossi la padrona di casa. Dopo di che, quando i festeggiamenti saranno conclusi, sarai libera di ritornare a casa tua».
Per Griselda,che amava ancora Gualtiero come il primo giorno, queste parole furono tante coltellate e tuttavia, anche se a malincuore, accettò: «Sono pronta e disponibile, quando vorrete, signor mio», rispose e si mise subito all’opera. E così, rientrata con le sue povere vesti di panno in quella casa, da cui pochi giorni prima se ne era uscita in camicia, cominciò di gran lena a spazzare le camere, a riordinarle e a far disporre arazzi e tappeti pregiati dappertutto, nei saloni e nelle stanze, a ripulire la cucina, sbrigando ogni faccenda necessaria, anche la più umile, come se fosse stata una servetta. E non si fermò, fintanto che non ebbe sistemato tutto a dovere. Dopo di che, scelse le gentildonne del marchesato e le invitò al matrimonio, come voleva Gualtiero.
Quindi, venuto il giorno delle nozze, le accolse personalmente e, nelle sue vesti dimesse, fece gli onori di casa nel modo più impeccabile.
13 Pánico: in provincia di Bologna; è il luogo dove abitano i parenti di Gualtiero a cui aveva affidato i due figli da allevare.