Gualtiero era pienamente soddisfatto del comportamento di Griselda, e ormai del tutto convinto della sua pazienza: aveva visto infatti che neppure queste ultime prove l’avevano cambiata ed era sicuro che ciò non avveniva per la sua stupidità, poiché sapeva che Griselda era una donna molto saggia. Era giunto finalmente il momento di toglierla da quell’amarezza che – come Gualtiero immaginava – lei nascondeva a malapena sotto un dolce sorriso. Sicché, fattala chiamare, alla presenza di tutti, le domandò:
«Che te ne pare della nostra sposa?».
E lei: «Signor mio, me ne pare molto bene», rispose, «e se essa è tanto saggia quanto bella, come io credo, non dubito che voi vivrete con lei come l’uomo più felice del mondo. Ma vi supplico, con tutte le mie forze, di non farle soffrire le stesse pene che avete fatto soffrire a me. Infatti, penso che lei potrebbe appena sopportarle, sia perché è molto più giovane, sia perché è stata allevata in mezzo agli agi e alle delicatezze, mentre io sin da piccola ero abituata alle fatiche e alle durezze della vita».
Gualtiero, vedendo che Griselda era convinta che quella ragazza fosse davvero la sua sposa e ciononostante continuava a parlarne bene, senza mostrare invidia o rancore, la fece sedere al suo fianco e le disse: «Mia cara, ormai è tempo che tu raccolga il frutto della tua lunga pazienza, e che coloro i quali mi hanno stimato crudele, ingiusto e feroce, sappiano che ho fatto tutto ciò, non per capriccio, ma ad uno scopo preciso. Io volevo insegnare a te a essere una buona sposa, ai miei sudditi volevo dare l’esempio di come si deve scegliere e tenere una moglie. Quanto a me stesso, volevo liberarmi da quel dubbio di non potermi fidare pienamente di te, che tanto mi opprimeva sin dal momento in cui ti ho presa in moglie. Per questo, cioè per rassicurarmi sulla tua bontà e togliermi questa paura, ti ho sottoposto alle prove crudelissime che sai. Ma in tutti i casi il tuo comportamento è stato esemplare, perché tu non hai mai detto o fatto cosa che mi fosse sgradita. Posso dire, anzi, di aver avuto da te quella consolazione che io desideravo, e perciò adesso intendo restituirti in un attimo ciò che in questi anni ti ho tolto, e guarire a forza di dolcezza le crudeli ferite che ti ho inferto. Fatti animo, dunque, e ascolta: questa ragazza che tu credi la mia sposa e il suo fratellino, sono i nostri figlioli.
Tu e molti altri avete pensato che io li avessi fatti sopprimere e invece sono qui, vivi e bellissimi, come puoi vedere. E io, cara Griselda, sono il tuo sposo, che ti ama sopra ogni cosa al mondo, perché penso di aver ragione a dire che nessun altro marito, più di me, può vantarsi di avere una moglie migliore della mia».