A Elissa tocca il compito di raccontare la storia di Ghino di Tacco, un ladro famigerato, capo di una banda di masnadieri che infestava la zona del senese. Un giorno nelle sue grinfie capita l’abate di Cluny, che si stava recando ai bagni di Siena per curarsi dal mal di stomaco. Ghino, che prova simpatia e rispetto per il prelato, lo sottopone a una cura drastica e lo guarisce dalla sua malattia. L’abate, scoperta la nobiltà d’animo del suo rapitore, diventa suo amico e intercede addirittura per lui presso il papa Bonifacio VIII, che gli concede un’importante prelatura.
La storia di Ghino di Tacco, il ladro gentiluomo, dimostra come spesso, sotto le spoglie più impensate, possa nascondersi un animo nobile e generoso. Il povero Ghino è diventato malvivente non per vocazione, ma per colpa della sfortuna, a conferma di quanto l’indole di una persona subisca l’influsso delle circostanze esterne. Ciò significa che, per Boccaccio, non esiste predestinazione: nessuno di noi nasce buono o cattivo, ma tutti subiamo i condizionamenti delle circostanze che possono modificare, in peggio o in meglio, il nostro carattere e i nostri comportamenti.
Questa è la storia di Ghino di Tacco1, un uomo molto famoso ai tempi suoi, la cui fierezza e le cui imprese delittuose, i furti, i saccheggi, le ruberie, sono passati alla leggenda.
1 Ghino di Tacco: personaggio storico. Si tratta di un nobile senese che venne bandito dalla sua città, diventando, in seguito, uno dei briganti più temuti del secolo XIV. Alla sua figura e alle sue vicissitudini si ispirarono molti racconti e molte cronache del tempo, in cui viene descritto come un eroe magnanimo e liberale.