«Questa è bella! A quanto pare vi ha guarito col metodo più semplice del mondo, il digiuno!», esclamò il papa, ridendo.
«Vero!», rispose il prelato. «Ma adesso, santo Padre, avrei una grazia da chiedervi».
«Sentiamo», rispose il papa.
«Ecco, io vorrei che voi vi riconciliaste con Ghino di Tacco, santità, e gli concediate il vostro perdono, perché, fra tutti gli uomini che io conosco, egli è senza dubbio il migliore e il più valoroso. È un ladrone, un brigante, nemico della giustizia, è vero: ma io sono convinto che lui si è ridotto così per colpa della sfortuna e non per cattiveria. Dategli l’opportunità di vivere in modo dignitoso, senza bisogno di rubare, e vedrete che lui cambierà vita, e diventerà un vero galantuomo».
Il papa, che era persona magnanima e sapeva apprezzare gli uomini valenti, fidandosi delle parole del prelato, invitò Ghino alla sua corte. E non se ne pentì, perché anche a lui Ghino fece un’ottima impressione, come già aveva fatto all’abate. E fu così che il papa si riconciliò con l’ex-nemico Ghino di Tacco e gli donò un prestigioso priorato8, quello dell’Ospedale dell’ordine di San Giovanni, di cui lo investì cavaliere. E questa carica egli mantenne per tutta la sua vita, comportandosi sempre come amico e servitore esemplare della santa Chiesa e dell’abate di Cluny

8 priorato: beneficio ecclesiastico che veniva concesso in particolare al Gran Maestro di un ordine cavalleresco, in questo caso l’ordine dei Cavalieri di san Giovanni degli Ospedalieri, di cui Ghino di Tacco è investito cavaliere dal papa. Il priorato era una carica onorifica altamente remunerativa, in quanto concedeva al titolare il diritto di godere dei proventi che provenivano dal possesso di questa dignità.