«C’era una volta un uomo ricchissimo che, fra i suoi tesori più cari, aveva un anello, bello e pregiato. Orbene, costui, sentendosi vicino a morte, pensò di consegnare l’anello al figlio che riteneva più saggio e più valente degli altri. Poi, radunati tutti i figli e i parenti intorno al suo capezzale, disse indicando il figlio prescelto: «Costui, al quale ho dato l’anello, sarà il mio vero erede e come tale voglio che venga stimato e riverito da tutti», e, così dicendo, spirò. Il figlio seguì l’esempio del padre e lasciò l’anello in eredità a colui che riteneva il migliore dei suoi figli. Lo stesso fece quest’ultimo, e via dicendo, finché l’anello, passando da un successore all’altro, non venne nelle mani di un uomo, il quale aveva tre figli, tutti e tre bravi, buoni e molto affezionati al loro padre. Costoro conoscevano bene la storia dell’anello e sapevano che il padre, secondo la tradizione di famiglia, lo avrebbe consegnato all’erede prediletto. Perciò ciascuno lo pregava e lo scongiurava di lasciarglielo. Ma il padre, che li amava tutti e tre dello stesso amore e non voleva fare preferenze, andò da nascosto da un orefice e gli ordinò di preparargli altri due anelli, uguali e identici al primo. Poi, sentendosi vicino a morire, chiamò i suoi figli uno per uno e, di nascosto dagli altri, consegnò loro un anello. Così, alla sua morte, ciascuno dei tre pretendeva di essere il vero erede e, per dimostrarlo, tirò fuori l’anello che il padre gli aveva consegnato. Ma quale fu la loro meraviglia, quando videro che gli anelli erano tutti e tre uguali identici. Proprio così, uguali identici, tanto che non si poteva distinguere l’originale dalle copie».
«E a chi passò l’eredità?», domandò il Saladino.
«A tutti e tre, e a nessuno», rispose Melchisedech.
«Come sarebbe a dire?».
«Sarebbe a dire che la questione non è stata risolta ancora oggi e probabilmente non si risolverà mai», soggiunse l’ebreo.
Il Saladino si rigirò sull’enorme divano su cui sedeva, poi fissò Melchisedech sogghignando: «Sei furbo come il diavolo, tu! E, se non ho capito male, con questa storia volevi dirmi che il padre è Dio, mentre gli anelli…».
«Avete afferrato al volo, signore», lo interruppe l’ebreo, «quel padre è Dio, gli anelli sono le religioni e i figli sono i tre popoli a cui Dio stesso le ha consegnate. Ciascuno di loro crede che la sua fede sia l’unica giusta e vera, ma quale lo sia realmente è una questione ancora irrisolta, come quella degli anelli».