Questa, amici miei1, è la storia di ser2 Cepparello, un uomo che di mestiere faceva il notaio ed era – come si suol dire – un individuo poco raccomandabile. Costui era nato in Toscana, a Prato, ma trascorreva la maggior parte dell’anno a Parigi, in Francia, dove i francesi credendo che il suo nome significasse cappello, cioè ghirlanda, e poiché ser Cepparello era piuttosto piccolo di statura, lo chiamavano Ciappelletto3. E col nome di Ciappelletto era conosciuto da tutti, tanto che solo pochi conoscevano più il suo vero nome. Orbene, questo ser Ciappelletto era un notaio abilissimo ma anche un esperto truffatore. Bugiardo matricolato, si divertiva a spergiurare e a rendere false testimonianze, sia che glielo si richiedesse o no. Gli piaceva un mondo spargere zizzania4 fra amici e parenti, fomentare5 scandali; e, più erano grossi, più se la godeva. Furti, crimini di ogni genere e persino omicidi, erano la sua specialità. Come se non bastasse, era anche un grande bestemmiatore di Dio e dei santi. I piedi in chiesa non li metteva mai, anzi disprezzava di cuore i fedeli che la frequentavano. Altri erano i posti che frequentava lui: taverne e tutti i luoghi più malfamati. Come se non bastasse, aveva il vizio della gola, del vino e anche quello del gioco, specie di quello d’azzardo. Insomma, a farla breve, questo ser Ciappelletto era un furfante incorreggibile, un vero manigoldo.

1 amici miei: il narratore, Panfilo, si rivolge in questo modo ai componenti dell’allegra brigata, che formano il suo piccolo uditorio.
2 ser: forma abbreviata di messere, «signore».
3 Ciappelletto: Cepparello è il diminutivo di Ciapo, deformazione del nome proprio Jacopo. I francesi invece pensavano che derivasse da chapel, che in italiano significava «ghirlanda», e perciò, considerando l’esigua statura del notaio, chiamavano Cepparello col nome di Ciappelletto, diminutivo di chapel.
4 zizzania: discordia.
5 fomentare: istigare, provocare