«Di’ pure, figlio, sono tutto orecchie!».
«Un giorno, di domenica, ordinai al mio domestico di pulire la casa».
«Ma questa è una stupidaggine, una cosuccia…».
«No, padre, non dite così: la domenica è giorno santo e va rispettato col riposo».
«Certo, caro, che Dio ti benedica».
E il frate stava per dargli l’assoluzione, quand’ecco che il moribondo lo bloccò nuovamente: «Che c’è figliolo?», gli domandò il sant’uomo.
«Ohimè, messere, ho ancora un peccataccio da dirvi».
«E quale?».
«Oh, è un crimine troppo grave, troppo grave. Dio non mi perdonerà», diceva Ciappelletto frignando17 e tirando su col naso, come un bambino.
«Sarà Dio a decidere se perdonarti o no. Dimmi, dunque!», gli ingiunse il frate.
«Ohimè, padre, una volta, da piccolino, dissi una parolaccia a mia madre. Oh, la mammina mia, dolce e buona, che mi diede il suo latte e mi portò in grembo per nove mesi!», e così dicendo piangeva come una fontana.
«Sapessi, figlio!», replicò il frate tirando un sospirone. «Gli uomini bestemmiano tutto il giorno Dio, e Lui li perdona volentieri, se si pentono di cuore. E tu non credi che Egli perdonerebbe te, per un peccato così piccolo. Su, fatti coraggio e confortati, perché, anche se tu fossi uno dei carnefici che hanno crocifisso Gesù, Lui ti perdonerebbe lo stesso – credimi! – tanto sincero mi sembra il tuo rimorso». Quindi, vedendo che Ciappelletto aveva esaurito i suoi peccati, gli diede l’assoluzione e gli impartì tutti i conforti religiosi: «Figlio mio», gli domandò prima di andarsene, «di certo tu guarirai, ma, se per caso Dio volesse chiamarti a sé, ti piacerebbe farti seppellire nel nostro convento? Io ci terrei molto, perché mi sembri un sant’uomo. Cosa ne dici?».
17 frignando: piagnucolando.