«Va bene», rispose Andreuccio e i due lo calarono nel pozzo.
Ma la sfortuna si accaniva su di lui: proprio in quel mentre, infatti, sopraggiunsero dei servi della famiglia che abitava in quel casolare, i quali, spinti dal caldo e dalla sete, stavano andando al pozzo per dissetarsi. Neanche a dirlo, i due compari, appena li videro, presero la fuga, e i servi, che non si erano accorti di nulla, cominciarono a tirar su la fune, credendo che appeso all’altro capo vi fosse il secchio con l’acqua. Così, quando scorsero Andreuccio emergere dal pozzo attaccato alla corda, presi da gran paura, quasi avessero visto un fantasma, mollarono tutto, e via, a gambe levate! Per fortuna, il poverino si era aggrappato prontamente alla sponda, altrimenti sarebbe caduto giù, nel pozzo, a rischio di ferirsi. Naturalmente, si stupì moltissimo vedendo i servi scappare, ma si stupì ancora di più constatando che i due compari se l’erano svignata e lo avevano piantato in asso: «Oggi mi va tutto storto», disse e, maledicendo la sua sfortuna, si allontanò, senza saper neppure dove andare. Aveva fatto forse dieci passi, quand’ecco che s’imbatté nei due compagni, i quali si stavano recando al pozzo per liberarlo: «Chi ti ha tirato fuori?», gli chiesero meravigliati.
Lui fece spallucce: «Boh, dei pazzi che appena mi hanno visto sono scappati via come il vento. Ma voi, piuttosto, dove vi siete volatilizzati?».
«Lasciamo stare, amico», rispose il ladro più anziano, «il tempo passa e noi dobbiamo sbrigarci a fare il colpo, prima che venga chiaro». Era già mezzanotte suonata, quando i tre giunsero finalmente nella chiesa maggiore, dove quel giorno era stato sepolto l’arcivescovo. Poi, quando furono di fronte alla tomba, che era di marmo e molto grande, con gli strumenti di ferro che avevano portati con sé sollevarono il coperchio, pesantissimo, e lo puntellarono13.
13 lo puntellarono: vi misero dei puntelli, cioè dei paletti, per tenerlo sollevato.