«E adesso, chi ci entrerà?», sbottò il ladro più anziano.
«Io no di certo», replicò l’altro. E intanto fissavano Andreuccio, come se avessero voluto dirgli: «Vacci tu!». Ma lui non gli lasciò neanche il tempo di aprir bocca, e li prevenne: «Io non ci vado, ho paura!».
«Poche storie, amico, o scendi nella tomba o ti pesteremo come il sale».
A questo punto, Andreuccio, visto che scelta non ne aveva, si mise il cuore in pace e ubbidì; e intanto pensava: «Quei due vogliono farmela. Adesso mi costringono a scendere nella tomba, poi mi chiederanno di consegnargli tutte le ricchezze che ci sono.
Dopo di che se ne andranno per i fatti loro e – tanti saluti! , mi lasceranno qui a marcire. Sicché resterò con un bel pugno di mosche in mano! Ma io sarò più furbo di loro!». Così, quando fu nella tomba, per prima cosa, prese il rubino dell’arcivescovo e se lo mise al dito, e ai due ladri consegnò uno alla volta tutti gli altri oggetti preziosi: la mitra, il pastorale14, i guanti. Intanto, quelli lo incalzavano: «Dacci il rubino! Dacci il rubino, adesso!».
E lui, fingendo di cercare: «Qui di rubini non ce n’è», rispondeva.
«Figuriamoci, dev’esserci per forza, guarda bene», insistevano i due compari, ma Andreuccio rispondeva di no, che l’anello non c’era e lui non sapeva cosa farci. Alla fine, visto che insistere era inutile, i due richiusero il coperchio della tomba, e via, se la svignarono in fretta e furia col malloppo. Potete immaginarvi l’angoscia di Andreuccio: chiuso laggiù, al buio, in compagnia dei vermi, tra il puzzo di cadavere e con la prospettiva di morire di fame e di paura. «Ahimè di me!», piangeva, dopo che, per l’ultima volta, ebbe tentato di sollevare il coperchio con le braccia. Per fortuna, quando si era ormai rassegnato, sentì all’improvviso dei rumori e delle voci. Era un gruppetto di ladri, che venivano in chiesa a fare quello che poco prima avevano fatto lui e i suoi compagni.
14 la mitra, il pastorale: la mitra è il copricapo usato dai vescovi e dagli alti dignitari; il pastorale è il bastone d’argento usato dal vescovo, simbolo della sua autorità.