E allora, come per prodigio, da sotto la salvia saltò fuori un rospo di inaudita grandezza, tutto verde e con due occhi grandi come quelli di un bue. «Ecco perché questa salvia è velenosa: c’era sotto il rospo che la appestava col suo fiato!5»,
sbottò il giudice, fra lo stupore degli astanti. Poi, siccome nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi al rospo, gli misero intorno una catasta di legna e lo bruciarono vivo, insieme alla salvia. E così ebbe termine l’inchiesta sulla morte di Simona e Pasquino. Il giorno dopo, lo Stramba, l’Atticciato e il Malagevole prelevarono i due corpi, gonfi com’erano, e li seppellirono nella chiesa di san Paolo, di cui entrambi, per caso, erano parrocchiani.
5 Ecco… fiato!: secondo una strana e diffusa credenza, il rospo era un animale velenoso.