Pietro, vedendosi scampato, al di là di ogni speranza, a tanto pericolo, per prima cosa ringraziò Dio, quindi ripreso possesso delle sue cose, montò sul suo cavallo e si avviò per quella stessa strada, nel folto del bosco, dove poco prima era fuggita Agnolella.
La selva era quasi buia, perché i rami degli alberi, intrecciandosi fittamente, formavano una specie di tettoia da cui non filtrava neanche un raggio di luce. Era pieno giorno, eppure sembrava notte. In quell’oscurità, Pietro cercava di aguzzare lo sguardo, per vedere se c’erano tracce della sua bella, ma, non trovandone nessuna e sentendosi solo e abbandonato, si mise a piangere disperatamente. E intanto la chiamava, «Agnolella, Agnolella, dove sei?», senza ricevere risposta, se non il fruscio dei rami mossi dal vento o il cinguettio di qualche uccello di passaggio. Che fare? Tornare indietro sarebbe stato assurdo, e andare avanti così, a casaccio, senza conoscere la strada, era rischioso. Per di più, c’era il pericolo che, da qualche cespuglio o da una grotta, sbucasse un orso o un lupo, perché le selve erano piene di bestie feroci.
Pietro temeva per sé e temeva per Agnolella: «E se qualche belva l’avesse divorata?», si domandava tremando. E già gli sembrava di vedere il suo corpo bellissimo disteso a terra, in una pozza di sangue, mezzo dilaniato da qualche fiera. In questo stato d’animo, vagò per tutto il giorno nella selva, smarrendosi più volte, tornando indietro sui suoi passi, senza cessare mai, neanche per un attimo di chiamare disperatamente l’amata. Ormai era scesa la notte e lui vagava ancora in quel labirinto, come un cieco, non trovando la via d’uscita. Così, stremato, un po’ per la stanchezza e per l’angoscia, un po’ per il lungo digiuno, decise di fermarsi e di cercare almeno un riparo per dormire. Ma dove rifugiarsi? In una grotta, no, perché c’era la probabilità di imbattersi in qualche bestia feroce; dormire all’aperto era escluso, per lo stesso motivo.
L’unica soluzione era cercare un albero abbastanza grande e solido, arrampicarsi sui suoi rami e passare la notte così, alla bell’e meglio. Pietro si guardò un po’ intorno e trovò subito quel che faceva al caso suo: una bella quercia secolare, dal fusto enorme, con i rami solidi e nodosi, che davano sicurezza. Lui, senza stare a pensarci tanto su, si fermò, legò il cavallo al fusto dell’albero e si arrampicò sui rami, accomodandovisi, nel modo migliore che poteva.