Marina Jarre Le strade vuote Marina ha solo dieci anni quando lascia la Lettonia e ne ha settanta quando vi ritorna alla ricerca delle proprie radici. In mezzo, quasi un intera vita in una seconda patria: un altra lingua, un cognome diverso da quello del padre, dal quale era scappata con la madre e la sorella minore. Sospeso tra autobiografia e digressione letteraria, il romanzo narra l ultimo tentativo di una donna di ricongiungersi con il proprio passato e forse con se stessa, riconciliandosi con la figura paterna mai dimenticata. Qui si assiste all inizio dei viaggio: l arrivo a Riga, la città della sua infanzia, il primo contatto con i luoghi della memoria e dell anima, a volte causa di sorpresa e di entusiasmo, a volte di delusione: un paesaggio vivo e amico o triste e alieno, secondo i ricordi che le affollano la mente. Solo al termine del suo peregrirare e alla fine del libro riuscirà a trovare la tomba del padre, ucciso durante la seconda guerra mondiale; davanti alla sua lapide potrà pregare e sciogliersi in un pianto liberatorio. Nata in Lettonia da padre ebreo di origine russo-lettone e da madre italiana, Marina Jarre (Riga, 1925) ha ricevuto un educazione multanime e multilingue. A dieci anni, dopo il burrascoso divorzio dei genitori, ha attraversato l Europa con la madre per raggiungere la nonna a Torre Pellice, nel cuore del Piemonte. In seguito, ha proseguito e completato gli studi in Italia, dedicandosi poi all insegnamento. Autrice atipica, ha scritto inconsueti romanzi e racconti, tra cui Un leggero accento straniero (1972), I padri lontani (1987) e Un altro pezzo di mondo (1997). Particolare riscontro di pubblico e di critica ha riscosso con Ritorno in Lettonia (2003). da M. Jarre, Ritorno in Lettonia, Torino, Einaudi, 2003. 141