Liana Millu LiLy MarLene Lily, giovanissima e bella prigioniera, non vuole rinunciare alla sua femminilità e dedica una cura innocente e quasi commovente al proprio abbigliamento, negli strettissimi limiti che il Lager rende possibili. Ma è proprio la piacevolezza del suo aspetto ad attirarle le indesiderate attenzioni di un Kapò e a suscitare la gelosia della sua sorvegliante, che con l uomo ha una relazione erotica. E subito scatta la vendetta, terribile e definitiva, perché in questo mondo disumanizzato anche le più futili questioni si risolvono con la condanna a morte. Liana Millu (Pisa, 1914 - Genova, 2005), di famiglia ebraica, dopo aver conseguito il diploma magistrale, insegnò nelle scuole elementari svolgendo saltuariamente l attività di giornalista, ma dovette poi ritirarsi dall insegnamento in seguito all emanazione delle leggi antisemite, nel 1938. Durante la seconda guerra mondiale collaborò con la Resistenza e per questo fu arrestata il 5 marzo 1944, quindi deportata a Birkenau, poi a Ravensbr ck e, di qui, al campo di Malkow, presso Stettino, per lavorare in una fabbrica di armamenti. Liberata nel maggio del 1945, ritornò in patria tre mesi dopo. Da allora riprese l insegnamento, testimoniando la sua esperienza in numerose opere, fra cui le più note sono: Il fumo di Birkenau (1947), I ponti di Schwerin (1978, romanzo), La camicia di Josepha (1988, racconti) e Campo di betulle (2006, postumo). Da: Liana Millu, Il fumo di Birkenau, Torino, La Giuntina, 1986. 101