I CARNEFICI dici. Come abbiano fatto i dalmati a conquistare tutto questo spazio, a difenderlo contro tutti, è quasi un mistero. O forse è merito della loro solidarietà, della loro prestanza fisica, specie di Moskatello che è un gigante. E qui la forza ha un importanza grandissima. straordinario: potersi avvolgere bene, proprio bene, nella coperta, allungare le gambe, appoggiare le spalle tutte e due sul tavolato, distendersi, poter riposare. E non dovermi difendere, non dover lottare a pugni, a gomitate, a spallate anch io, essere tra amici. D improvviso due mani poderose mi afferrano, con tutta la coperta, mi scaraventano a terra, orizzontalmente, da due metri e mezzo di altezza; e poi una tempesta di calci, di nerbate da spezzare le ossa. Birkemayer. Qualcuno dei suoi deve averlo informato e lui s è avvicinato in silenzio, nel buio, a piedi nudi, s è avventato improvviso con tutta la sua furia. La coperta che mi ha difeso dai primi colpi s è sciolta; le nerbate, i calci colpiscono sulla pelle nuda. Cerco di alzarmi, sotto la gragnuola dei colpi; ma Birkemayer e i suoi aiutanti mi saltano addosso tutti insieme, mi colpiscono da ogni parte a pugni, a calci, a nerbate. Ricado a terra, semisvenuto. Due ginocchia sono sul mio corpo, e pugni e pugni. Ma non una voce: tutto è avvenuto senza un grido, né mio né degli aguzzini. Il silenzio è stato rispettato. Solo il tonfo dei colpi sul mio corpo ormai immobile. Ancora un calcio, poi qualcuno mi solleva di peso, mi riporta al posto dal quale ero partito. Ora lo spazio è meno angusto sul tavolato. I suoi occupanti si sono spostati, si sono stretti di più l uno all altro. Il voluminoso giovanotto che mi sta accanto e che prima si era scostato solo di quel pochissimo che serviva perché io gli facessi da scudo, tira fuori cautamente il viso dalla coperta e mi guarda: «Bono, camarad 7 sussurra. E allungando una mano me la passa sulla spalla, dolcemente. 7 camarad: compagno. 130