Elie Wiesel La mortE dEL padrE Dopo un interminabile viaggio di dieci giorni stipati all interno di carri bestiame, i prigionieri evacuati da Auschwitz, affamati e sfiniti, giungono finalmente al campo di Buchenwald. Molti loro compagni sono morti durante il viaggio, altri sono pressoché agonizzanti, altri ridotti in condizioni penose. Fra questi il padre del protagonista, affetto da dissenteria, una malattia provocata dall ingestione di cibi e acqua infetti. Per chi soffre di questo male non vi è scampo nei Lager: il fisico ne viene prima debilitato, quindi consunto, infine condotto a una lenta e dolorosa morte. Il giovane Elie si trova così a vivere un esperienza terribile, in quanto nel suo animo vengono a combattersi l affetto per il vecchio genitore e l istinto di salvezza. Il primo lo induce a lottare per difendere la persona a lui cara, il secondo gli fa desiderare inconsciamente di liberarsene per poter meglio badare alla propria salvezza. E quando il padre muore, nel cuore di Elie, oltre al naturale dolore, rimane un terribile, incancellabile rimorso. Ebreo romeno di lingua francese, Elie Wiesel (Sighet, 1928), vide la sua famiglia distrutta dalle persecuzioni naziste: la madre e una delle tre sorelle perirono nelle camere a gas, mentre il padre morì sotto i suoi occhi nel Lager di Buchenwald. Dopo la guerra fu portato in Francia, dove rimase per qualche tempo ospite di un orfanatrofio francese e dove, successivamente, compì i suoi studi. Più tardi si trasferì negli Stati Uniti, divenendone cittadino nel 1963. Nel 1986 fu insignito del Premio Nobel per la pace. La sua opera più famosa è il libro La notte (1958), nel quale narra le sue esperienze di deportato nei Lager; ha scritto inoltre romanzi (Il testamento di un poeta ebreo assassinato, 1980; Il quinto figlio, 1988), drammi (Il processo di Shamgorod, 1988) e racconti (L ebreo errante, 1983; Il Golem, 1983). Da: Elie Wiesel, La notte, Torino, Giuntina, 1980, traduzione di Daniel Vogelmann. 135