Dalla libertà all inferno n Il terribile percorso che conduce alla deportazione nei Lager comincia con la perdita della libertà, ossia con l arresto, che può avvenire in modi diversi. Un combattente soldato o partigiano viene in genere catturato durante un azione di guerra, un civile che collabori con la Resistenza può essere vittima della delazione di una spia, per un ebreo questo evento può verificarsi in qualsiasi momento e in qualsiasi modo. Naturalmente all arresto non segue alcun processo, poiché le colpe di cui questi soggetti si sono macchiati sono talmente evidenti che non occorrono prove per dimostrarle; se poi si tratta di prigionieri politici, scatta di norma la tortura per costringerli a rivelare il nome dei complici . Questa prima fase, per quanto brutale, non è che l inizio di un calvario che nelle varie tappe riserva sofferenze sempre più atroci, fino a concludersi, nella maggior parte dei casi, con la morte. All arresto segue l internamento in un campo di raccolta; in Italia questa funzione fu svolta dal campo di Fossoli, in provincia di Modena; di qui inizia il viaggio verso il nord, verso i Lager di cui i nazisti hanno disseminato l Europa. A trasportare i prigionieri sono perlopiù tetri convogli di carri bestiame, stipati all inverosimile, all interno dei quali uomini e donne, vecchi e bambini, soffrono la fame e la sete e non dispongono neppure dello spazio per sedersi o sdraiarsi. Molti di loro muoiono durante il viaggio, alcuni rimangono in piedi anche dopo la morte, tanto sono ammassati gli uni agli altri. A rendere ancor più tragica la condizione delle vittime è l incertezza che le assilla, il buio che avvolge il loro futuro, l orrore di un presentimento che non possono reprimere. Nei convogli in marcia vi sono spesso intere famiglie, madri con lattanti al seno, talvolta perfino donne incinte. Ad attendere questa povera umanità vi è un comitato d accoglienza che davvero sembra uscire dalle tenebre infernali: ufficiali delle SS urlanti, armati di scudisci, soldati pronti a colpire chiunque si attardi, cani ringhiosi. E poi, subito dopo la discesa dal treno, il momento che determina la sorte di milioni di individui: la selezione. Di fronte a un ufficiale dall aria annoiata e assente sfilano uomini e donne, vecchi e bambini: un breve gesto del carceriere sta per decidere della loro vita o della loro morte. Le famiglie presto saranno divise, genitori e figli si guardano disperati, consapevoli che difficilmente potranno rivedersi. Poi il verdetto: i prigionieri che vengono considerati incapaci di sopportare le fatiche del lavoro sono avviati alle camere a gas, per gli altri inizia un esperienza forse anche peggiore. Sul portone di alcuni campi, come Auschwitz e Dachau, campeggia una scritta che suona come una beffa atroce: «Arbeit macht frei (Il lavoro rende liberi)! 14