Maria ngels Anglada Il violino di Auschwitz Si avvicinò a Bronislaw e gli mise una banconota di grosso taglio tra le mani. «E ora andatevene! Raus 12! abbaiò Sauckel. Era evidente che aveva fretta di dedicarsi alle leccornie13 che lo aspettavano, sotto coperchi luccicanti, sulla tavola decorata con fiori freschi e ricoperta di una tovaglia immacolata, su cui spiccava il rosso delle bottiglie di vino e brillavano le coppe per lo champagne. Tutto come se intorno a loro non esistesse né il campo, né la guerra, né quell inimmaginabile sofferenza. Bronislaw, privato del suo violino, e il compagno lasciarono la casa del comandante; dovevano andare a togliersi l abito da concerto, come era stato loro ordinato. «Questo denaro ce lo divideremo io, te e Daniel , disse Bronislaw, accennando alla banconota, e la spiegò per vedere quanto valesse. All interno c era un pezzetto di carta ripiegato. Parole incredibili, fulgide14 come fossero incise nell oro, che nascose al compagno e a tutti: «Ti porterò via da qui . [ ] Due o tre sere piu tardi, Daniel raccontò al violinista di essere stato convocato da Sauckel, il quale si era complimentato con lui per la bellezza dello strumento, cosa del tutto insolita per quell uomo sprezzante e crudele. Il cuore di Daniel aveva continuato a battere furiosamente, mentre attendeva di sapere se si era salvato dalle mani assassine di Rascher. «Ho deciso di darti un premio, anche se hai fatto soltanto il tuo dovere di lavoratore , aveva annunciato il comandante. «Grazie, signore . Che sforzo pronunciare quelle due parole! Ma il seguito non era stato quello sperato. Sauckel si era rivolto all attendente: «Portalo nella nostra cucina. Che gli diano del cibo. Svelto, la fabbrica lo sta aspettando . 12 Raus: fuori. 13 leccornie: cibi prelibati. 14 fulgide: splendenti. 151