Lidia Beccaria Rolfi IL dIffIcILe RItoRno Allorché gli eserciti anglo-americani e russi sferrarono l ultimo assalto, serrando il Terzo Reich in una stretta mortale, i Lager che si trovavano sulla loro direttiva di marcia furono evacuati dai nazisti che costrinsero gli occupanti a seguirli. In quella marcia drammatica, i deportati versarono l ultimo tributo di sangue cadendo a migliaia per la stanchezza, le malattie e la fame, o sotto i colpi delle SS. Lidia Beccaria Rolfi riuscì però a fuggire, insieme ad alcune compagne, ed ebbe la fortuna di imbattersi in altri italiani, che le mostrarono concretamente la loro solidarietà e con i quali affrontò il viaggio di ritorno. Prima di ritornare in patria dovette però attendere alcuni mesi, durante i quali riacquistò a poco a poco, con stupore e crescente gioia, la sua condizione di essere umano e di donna, che temeva di aver smarrito per sempre nel campo di Ravensbr ck. Infine, l incontro con i familiari e la scelta del silenzio, perché nessuno avrebbe mai creduto a ciò che ella aveva vissuto. Lidia Beccaria Rolfi (Mondovì 1925 - Mondovì, 1996) iniziò, a partire dal dicembre 1943, una collaborazione con i partigiani. Arrestata nel marzo 1944, venne deportata a Ravensbr ck, dove rimase fino al momento in cui il campo fu abbandonato (26 aprile 1945). Durante la marcia di evacuazione riuscì a liberarsi e a sfuggire alla tragica sorte toccata alla maggior parte delle sue compagne. Due le opere che ci ha lasciato, entrambe di carattere autobiografico: Le donne di Ravensbr ck. Testimonianze di deportate politiche italiane, Torino, Einaudi, 1978 e L esile filo della memoria, Torino, Einaudi, 1996. Da: Lidia Beccaria Rolfi e Anna Maria Bruzzone, Le donne di Ravensbr ck, Torino, Einaudi, 1978. 185