Vivere nel lager n In un mondo come il Lager, dove la follia può dispiegarsi senza freni in tutta la sua spaventosa potenza, si potrebbe pensare che ogni legge sia assente, invece è proprio il contrario: la vita quotidiana vi è regolata da una serie innumerevole di norme minuziose che il prigioniero deve apprendere nel minor tempo possibile, perché ogni dimenticanza o trasgressione comporta pene durissime. Naturalmente il rispetto di tali regole non basta da solo a garantire protezione al deportato, dal momento che l arbitrio e il sadismo fanno parte di una legge non scritta che nessuno carnefice o vittima si sognerebbe di porre in discussione. La prima conoscenza che il nuovo arrivato deve acquisire riguarda la popolazione del campo, che è rigidamente suddivisa a seconda del motivo della deportazione e della funzione che svolge. I prigionieri gli H ftlinge indossano tutti una divisa a righe e portano sulla giacca il numero che sostituisce il loro nome; accanto al numero è cucito un triangolino che ne rivela lo status (criminali, politici, omosessuali, asociali); fanno eccezione gli ebrei, i quali portano una stella gialla e rossa. Le SS, alle quali è affidata la sorveglianza dei campi, si muovono generalmente al loro esterno, lasciando alle vittime stesse il compito di gestirsi. A questo scopo la struttura organizzativa prevede una serie di cariche che vanno dal decano (Lagerf hrer), ai vari Kapò, ad altre figure intermedie e minori per ognuna delle quali è stato coniato un nome ben preciso in lingua tedesca. L impatto con questo mondo risulta sempre traumatico perché, al di là delle regole ufficiali, esistono norme di comportamento, dettate dalla logica della sopravvivenza, che sono forse ancor più importanti delle prime e che non vengono insegnate ma apprese con l esperienza quotidiana. Difendere dal furto dei compagni i pochi oggetti personali (cucchiaio, scarpe, fil di ferro, stracci) è di fondamentale importanza, perché ciascuno di questi oggetti può essere determinante per la salvezza. Ad esempio, rimanere senza scarpe o indossare scarpe inadatte può causare gravi sofferenze e condurre alla morte in breve tempo. Ma la vera ossessione dei prigionieri è la fame, una compagna assidua che annebbia la mente e contorce le viscere. Per rubare una patata si può rischiare la morte, e quando nessun cibo è disponibile, si può giungere addirittura a mangiare l erba! Nulla deve essere sprecato, nemmeno una briciola di pane, e al momento della distribuzione della minestra è saggio avvicinarsi al mastello per ultimi, quando il mestolo pesca la parte più densa e nutriente. Lo spazio disponibile all interno delle baracche è incredibilmente esiguo, 50