al punto che se tutti i prigionieri assegnati a un block volessero starvi in piedi non potrebbero farlo; affinché tutti possano entrarvi è necessario che metà di essi sia distesa sui letti a castello. Questi, a loro volta, sono del tutto insufficienti, cosicché vi devono dormire almeno due persone contemporaneamente; in alcuni Lager il numero dei coinquilini può arrivare fino a quattro o a cinque, con la conseguenza che alcuni deportati preferiscono talvolta distendersi per terra. Una vita tanto disumana richiederebbe lunghi periodi di riposo, ma questo non è assolutamente concesso. I componenti delle squadre di lavoro partono al mattino presto, dopo essersi sottoposti all interminabile ed estenuante rito dell appello. Li aspetta una giornata durissima, impegnati in attività massacranti, esposti alle intemperie e alle angherie dei sorveglianti; al ritorno, un nuovo appello, quindi il magro rancio, infine poche ore di sonno. Prima o poi una simile esistenza finisce per piegare qualsiasi persona, ma vi sono, in questa massa di schiavi, alcuni meno sfavoriti dalla sorte. Si tratta dei tecnici, degli artigiani, di coloro che sanno svolgere qualche attività pratica. Costoro godono di un minimo di considerazione, spesso lavorano al coperto, a loro sono risparmiate le fatiche più tremende. Paradossalmente gli individui più disprezzati e vulnerabili sono gli intellettuali, la cui cultura e intelligenza nel Lager appaiono desolatamente inutili, a meno che non possano essere impiegati in mansioni adeguate alla loro specializzazione (medici, dentisti, chimici). Ma la vita del campo può riservare, seppure assai raramente, momenti di inattesa felicità: un atto di solidarietà compiuto da un compagno, una persona cara ritrovata in vita, uno sguardo amico, una parola buona sono l esile miracolo che in momenti straordinari rende umano anche questo luogo atroce. 51