Jean Amery © Intellettuale ad Auschwitz professione: accadde al mio compagno di baracca Primo Levi, autore di Se questo è un uomo, un libro dedicato alla sua esperienza ad Auschwitz. Per i medici esisteva la possibilità di rifugiarsi nei cosiddetti Krankenbauten (infermerie). Ma naturalmente non ci riuscivano tutti. Il medico viennese Viktor Frankl, ad esempio, oggi psicologo di fama mondiale, ad Auschwitz-Monowitz per anni fece lo sterratore. In generale si può dire che gli esponenti delle professioni dell ingegno per quanto concerne il lavoro si trovavano in una pessima situazione. Non a caso molti cercavano di celare la loro attività originaria. Chi aveva un minimo di abilità pratiche, chi era magari capace di fare qualche lavoretto si spacciava arditamente per operaio, rischiando tuttavia la vita nel caso la bugia fosse stata scoperta. La maggior parte comunque cercava di salvarsi sminuendo la propria posizione. Interrogato circa la propria professione, il professore di liceo o universitario rispondeva timidamente «insegnante onde non provocare la furia selvaggia della SS o del Kapò3. L avvocato si trasformava nel più modesto contabile, il giornalista poteva magari spacciarsi per tipografo, tanto più che difficilmente avrebbe corso il rischio di dover dimostrare le sue capacità artigianali. Ed era così che docenti universitari, avvocati, bibliotecari, storici dell arte, economisti, matematici si ritrovavano a portare rotaie, tubi e legname per costruzione. La loro abilità e la loro forza fisica erano di norma limitate e solitamente non si doveva attendere a lungo prima che fossero eliminati dal processo produttivo e trasferiti nell adiacente campo principale, dove vi erano le camere a gas e i forni crematori. Se era difficile la loro situazione sul lavoro, altrettanto si può dire per la condizione all interno del campo, dove la vita richiedeva soprattutto agilità fisica e un coraggio che per forza di cose assomigliava molto alla brutalità. Entrambe qualità che i lavo3 la furia Kapò: l ideologia nazista guardava con aperto disprezzo agli intellettuali; tale disprezzo è qui reso più aspro da una sorta di complesso di inferiorità che i rozzi carcerieri nutrono nei confronti di chi è loro superiore culturalmente. 65