«E se i foglietti, passando di mano in mano, finiscono per rompersi?»
«Si è previsto anche questo: si portano alla zecca e vengono sostituiti con altri nuovi. Però, ogni cento foglietti consegnati per il cambio, se ne ottengono soltanto novantasette, mentre i tre costituiscono una tassa…»
«Ti pareva!», e Rustichello fa una smorfia. «Tasse, tasse: persino in Catai è la stessa storia!»
«Beh, non ti puoi lamentare», lo canzona Marco. «Qui, in cella, non devi pagare nemmeno la zuppa…»
L’altro sta zitto. Da quanto tempo mangia minestra di rape?
Ma, soprattutto: per quanto ancora dovrà mangiarne? Meglio non pensarci!
Marco prova a distrarlo riprendendo il suo racconto:
«Kublai ha affidato l’efficienza del suo esercito a dodici nobili, un gruppo chiamato Thai, cioè Corte Maggiore, perché rispondono direttamente a lui. Sono questi che dispongono gli spostamenti delle truppe in tutto l’impero e che sorvegliano il coraggio e le capacità dei comandanti: quelli che si sono dimostrati valorosi vengono proposti al Gran Khan per una promozione ed egli vi aggiunge splendidi regali perché servano d’incitamento anche agli altri; gli incapaci o, peggio ancora, i vili, sono invece retrocessi, sempre comunque dopo la definitiva decisione dell’imperatore».
«E come si regola per amministrare un territorio così vasto?»
«Ha nominato altri dodici nobili che formano la Scieng, cioè la Corte Suprema. Essi sono responsabili dell’amministrazione delle trentaquattro province in cui è diviso l’impero: ne nominano i capi e ne sorvegliano l’operato. Inoltre sono responsabili dell’esazione delle tasse e ne rispondono direttamente al Gran Khan».
«Con cui, se ho capito bene, è meglio non fare i furbi…»,scherza Rustichello.