«Oh, molto bene!», sospira Rustichello che, ancora una volta, preferisce gli episodi alla geografia.
«Il castello si chiama Caiciu e fu fatto costruire da un uomo chiamato il Re d’Oro. Era un sovrano davvero potente e, quando risiedeva in quel castello, voleva al suo servizio soltanto fanciulle bellissime che manteneva a corte in gran numero. Se decideva di andare in giro per la regione circostante, saliva su un piccolo carro che veniva tirato da un certo numero di quelle ragazze, cosa non particolarmente faticosa, date le dimensioni del mezzo. Non devi però credere che fosse un pazzo e un re crudele: nell’amministrare i suoi possedimenti, si comportava con giustizia e saggezza. Da tempo il Re d’Oro era in guerra con il Prete Gianni e quest’ultimo quasi impazziva di rabbia perché non aveva forze sufficienti a sconfiggere il suo nemico. Si era arrivati così a una situazione di equilibrio. Però si sa che c’è gente che farebbe qualsiasi cosa, pur di accattivarsi la simpatia di un potente…»
«Li chiamano…», lo interrompe Rustichello.
«Lascia perdere le volgarità!», lo ferma a sua volta Marco. «Intanto, ci siamo capiti. Dunque, dicevo che sette valletti del Prete Gianni, vedendo quanto il loro padrone odiasse il nemico e soffrisse nel non poterlo vincere, gli proposero di consegnarlo vivo nelle sue mani. L’altro rispose che, se ci fossero riusciti, sarebbe stato loro grato per sempre. Così, i sette si presentarono dal Re d’Oro e gli dissero di aver affrontato un lungo viaggio pur di avere il privilegio di offrirgli i loro servigi. Il sovrano accettò e quelli restarono con lui per due anni, diventando sempre più utili al re, al punto che questi incominciò a considerarli quasi come dei figli. Ma i traditori aspettavano soltanto il momento propizio per colpire. E il momento venne il giorno in cui il Re d’Oro uscì con il suo piccolo carro e le ragazze che lo tiravano, facendosi accompagnare dai sette valletti proprio perché li considerava la compagnia più fidata che potesse avere. Quando però furono arrivati a passare un fiume, lontani dal castello, i miserabili sfoderarono le spade e intimarono al re di seguirli. Il sovrano rimase per un momento muto per la sorpresa, poi domandò dove volessero condurlo.