«Beh, qui non è così. Durante la guerra per la sua conquista, Mongu Khan l’ha praticamente distrutta. Si trovano interi paesi completamente diroccati. Per venti giorni si avanza in un territorio praticamente spopolato, dove le belve sono tornate padrone della terra. Non ci sono luoghi di sosta e quindi bisogna spesso dormire, di notte, all’aperto, con il rischio di essere attaccati da leoni, orsi o linci. L’unico modo per difendersi è quello di accendere un bel fuoco di legna e gettarvi sopra a intervalli regolari certe canne che crescono in quei luoghi: canne non come le nostre, ma lunghe una quindicina di passi15 e larghe in proporzione. Se vengono tagliate quando sono ancora verdi, una volta gettate sul fuoco incominciano a torcersi fino a scoppiare con un frastuono così intenso che si sente a dieci miglia16 di distanza.
Nessun animale feroce sopporta colpi come quelli e fuggono tutti lontano. Il problema è che, se i cavalli non vi sono abituati, cercano di scappare anche loro e perciò bisogna fasciarne gli occhi e le orecchie e in più legargli le zampe, perché sarebbero capaci di strappare qualunque corda li legasse normalmente a un albero, pur di allontanarsi da quel frastuono».
«Però non dormono neanche gli esseri umani, immagino…»
Marco scoppia a ridere:
«Beh, bisognerebbe avere un sonno ben duro per non sussultare ogni volta che una canna scoppia a quel modo. Sì, non si riesce a dormire molto, ma è sempre meglio che finire sbranato da un leone, non credi?»
«D’accordo, d’accordo…»
«Ma, ecco, attraversato il Brius17, si arriva finalmente nella provincia di Caragian».
«Che è quella dove ti aveva inviato il Gran Khan».
15 una quindicina di passi: 8-10 m.
16 dieci miglia: circa 15 km.
17 Brius: si tratta sempre dello Chang Jiang, il “Fiume Azzurro”.