È la risposta che darebbero tutti i tartari d’onore perché presso di loro è considerato un atto vergognoso sottrarre qualcosa appartenente a un morto».
«E dicono bene!», annuisce Rustichello con molta serietà .«Qualsiasi atto contro una tomba è la vigliaccheria più vergognosa che esista perché la si compie contro chi non può difendersi!»
«Davvero! Vedi che anche in ciò quel popolo lontano ragiona come noi… Bene, a Ovest del regno di Mien, c’è il Bangala. Al tempo in cui ero alla corte del Gran Khan, questa regione non era ancora stata conquistata dai Tartari. Siamo qui ormai al confine con l’India. Si vive di carne, latte e riso, ma c’è una grande produzione di cotone e di spezie che i mercanti indiani vengono a comprare per rivenderlo poi agli Arabi che, a loro volta, lo vendono, nel Mediterraneo, ai mercanti europei».
«Certo che ne hai viste, di regioni diverse!», esclama a questo punto Rustichello che dà anche un’occhiata all’insieme di tutti i fogli che ha già scritto.
Marco ride:
«Sono rimasto presso Kublai diciassette anni! È vero che, là, i viaggi durano mesi, ma ero inviato spesso come ambasciatore del Gran Khan e ho avuto modo, in tutto questo tempo, di percorrere quasi per intero il suo impero, che è sterminato, molto più grande dell’intera Europa!»
Rustichello sembra aver preso nuova lena; intinge la penna nell’inchiostro e incita il suo amico:
«Dai, racconta!»
«Posso dirti della provincia di Caugigu4, dove il re, che è comunque sottomesso al Gran Khan e gli manda tributi ogni anno, ha ben trecento mogli. Tutti, uomini e donne, vanno pazzi per i tatuaggi: chi ha il corpo più dipinto si considera migliore degli altri e così la gente ha draghi o leoni incisi sulla pelle.

4 Caugigu: corrisponde al Tonchino, la parte settentrionale dell’attuale Vietnam.
5 Aniu: probabilmente l’Annam, cioè la parte centrale dell’attuale Vietnam, a Sud, quindi, del Tonchino.