«Navi, ti dico! Ognuna ha venti uomini di equipaggio e già questo dovrebbe farti capire le loro dimensioni, e ciascuna può trasportare quindici cavalli con i loro cavalieri, con in più le armi e le provviste necessarie. Sì, è un fiume come se ne vedono pochi e ha poi la particolarità di segnare il confine tra il Catai e il Mangi16, e adesso ti racconterò come ha fatto il Gran Khan a conquistare proprio quest’ultima regione…»
«Avanti, allora!» e Rustichello getta la penna ormai logora e ne prepara una nuova.
«Ebbene, re del Mangi era allora Facfur, un sovrano ricco e tuttavia più attento alla compagnia delle donne e alla carità verso i poveri, che alla pratica delle armi».
«Beh, che c’è di male? È meglio amare che uccidere!»
«Certo: chi lo mette in dubbio! Però, se per vicini hai i Tartari che avanzano, non ti puoi permettere di trascurare almeno la difesa… Certo, in qualche modo Facfur era giustificato, perché ogni città del Mangi è circondata da ampi fossati, larghi quanto può arrivare una freccia ben scoccata e così profondi da non poter essere attraversati se non a nuoto. Si può entrare e uscire soltanto per mezzo di ponti. Sarebbero state città inespugnabili per il nemico se soltanto gli abitanti avessero avuto un minimo di predisposizione per le armi. E, poi, a Facfur era stato profetizzato dai maghi che soltanto un uomo con cento occhi avrebbe potuto sconfiggerlo, per cui aveva le sue ragioni per essere tranquillo e trascurare l’esercito».
«Lo credo bene! Quando mai si è visto un uomo con cento occhi?»
Marco sorride:
«Il destino si fa spesso beffe degli uomini. Quando Kublai decise di conquistare il Mangi, affidò la spedizione a un suo nobile che si chiamava Baian Cincsan. Ebbe, Cincsan, in lingua tartara, vuol dire proprio “Centocchi”!»
16 Mangi: è la Cina del Sud, sottomessa dai Mongoli soltanto nel 1276.