Se passava accanto a due belle case in mezzo a cui ve n’era una più povera e più disse stata, la faceva ricostruire a sue spese perché gli abitanti avessero un luogo degno dove vivere. C’era una tale giustizia nel suo modo di fare, che di notte le case restavano aperte perché non c’era nulla da temere da nessuno, e le merci potevano essere lasciate incustodite senza timore dei ladri. Come vedi, era un grande re, ma, il coraggio in guerra, se uno non ce l’ha, non se lo può dare…»
«E così l’intera regione del Mangi era sotto il dominio del Gran Khan quando tu l’hai visitata?»
Marco esita un momento, poi si decide a raccontare:
«A dire la verità, quando io, mio padre e mio zio eravamo presso Kublai, c’era una città che non si era ancora arresa: si chiama Sanianfu19 e resisteva grazie al fatto che era circondata da tre lati da un lago profondo, attraverso il quale gli assediati venivano riforniti di viveri. Erano ormai tre anni che l’esercito tartaro provava inutilmente a conquistarla e Kublai era spazientito.
Sentendo questo, noi dicemmo: “Grande Signore, noi abbiamo nel nostro gruppo delle persone capaci di costruire dei mangani20: se voi permetterete, ne prepareremo due o tre e vedrete che Sanianfu non resisterà un’ora”. Il Gran Khan, che non aveva mai sentito parlare di simili ordigni (e, come lui, nessun altro tartaro, del resto), ci diede immediatamente il permesso e tutta l’attrezzatura necessaria. Uno dei nostri uomini stese il progetto e sorvegliò i lavoranti cinesi durante la realizzazione. Quando presentammo i mangani a Kublai e gli mostrammo che potevano scagliare a distanza massi da trecento libbre21, egli e tutta la corte rimasero meravigliati e impazienti di spedirli a Sanianfu, poiché in tutto l’Oriente non si era mai visto un congegno capace di tanto».
«E ha funzionato?»

19 Sanianfu: è l’odierna Xenan fu.
20 mangani: macchine da guerra capaci di lanciare grandi massi contro le mura delle città nemiche.
21 trecento libbre: circa 90 kg