Quando i cadaveri sono secchi, li manipolano un po’ per dargli forma
umana e li spacciano per una razza di uomini piccolissimi. Ma da nessuna parte esistono nostri simili così minuti».
«Se no, non sarebbero nostri simili…», conclude l’altro, un po’ superficialmente.
«Ho potuto vedere tutte queste cose perché in quell’isola mi sono fermato ben cinque mesi a causa del maltempo. Non ci fidavamo molto degli abitanti e, poiché eravamo circa duemila, considerando anche gli uomini degli equipaggi delle navi, costruimmo un vero e proprio fortino, circondato da fossati pieni d’acqua: tu capisci, quella gente mangia anche carne umana…»
«Santo Cielo!»
«C’è da dire che non ci diedero fastidio. Lì la pesca è una meraviglia: credo di non aver mai mangiato del pesce migliore. Ma la specialità del Paese è una sorta di vino che ricavano da una specie di palma che ha soltanto quattro rami: basta tagliarne uno e appenderlo sopra un gran recipiente, in un giorno e in una notte si riempirà di questo vino rosso eccellente. Quando smette di produrne, si getta dell’acqua ai piedi dell’albero e dai tronconi incomincia a sgorgarne dell’altro ma, questa volta, non è rosso ma bianco. In questo modo, avevamo sia il bianco che il rosso…»
«Non potevate lamentarvi!»
Marco ride:
«No, per questo, no. Ma siamo ripartiti ben contenti di poterlo fare. Cinque mesi sono lunghissimi dentro un fortino… Abbiamo dunque ripreso il mare e siamo capitati all’isola di Necuveran29, dove la gente vive nuda come quando è nata. La cosa assurda è che comprano bellissimi tessuti dai mercanti che si fermano da loro ma non li usano affatto per vestirsi: li appendono in casa, come ornamenti, e chi ne ha di più è più rispettato, ma a nessuno viene in mente di legarseli almeno intorno ai fianchi!»