«Già!», commenta Marco, come sempre un po’ seccato di tanta confidenza nei confronti del suo idolo. «Ma, insomma, la mia presenza attirò l’attenzione dei tre nobili tartari che chiesero informazioni su di noi. Quando seppero i viaggi che io, mio padre e
mio zio avevamo fatto e come desiderassimo partire verso l’Occidente, subito pregarono Kublai di permettere che loro e noi partissimo insieme, via mare, e “questi esperti Latini”, come ci definirono, li aiutassero a portare la principessa sana e salva fino al suo promesso sposo».
«Hai capito, i furbi?»
«Kublai ci guardò con molto rincrescimento ma non poteva rifiutare: sarebbe stato uno sgarbo nei confronti di Argon al quale voleva invece molto bene. Così ci diede il permesso di partire. Quando il momento si avvicinava, ammise noi tre alla sua presenza e ci consegnò solennemente delle piastre d’oro, che loro chiamano “piastre del comando”: sono delle tavole d’oro puro su cui è impresso il sigillo dell’imperatore; chiunque, nei suoi domini, si fosse visto presentare quella specie di lasciapassare, doveva mettersi al nostro servizio e aiutarci nel viaggio, oltre a fornire i viveri necessari per noi e per la nostra scorta. Ci diede poi delle lettere sigillate, con l’incarico di farle pervenire al Papa, al re di Francia, a quello di Spagna e ad altri sovrani della Cristianità. Kublai era commosso e ancora di più lo eravamo noi per la somma di emozioni che ci veniva dal lasciare quella corte civilissima e accogliente e dal pensiero che stavamo per imbarcarci verso Venezia, la nostra patria».
«Partire è sempre difficile…»
«Sì, è un momento in cui ci si strappa dalle cose certe, per andare incontro a mondi sconosciuti. Certo, a noi e a me in particolare piaceva viaggiare,ma ti assicuro che lasciare un uomo come Kublai fu come lasciare un padre…»
«Pensa un po’: un tartaro!»
Marco scuote la testa:
«Gli uomini giusti non sono né tartari né cristiani: sono giusti e basta! Il loro valore sta nella serenità di giudizio che si portano dentro, non nella forma degli occhi o nel colore della pelle».
«D’accordo…»,mormora Rustichello,un poco intimidito dal tono grave che ha assunto Marco nel dire queste cose.