Come tutti gli analfabeti, hanno una grande passione per le storie raccontate a voce e una grande soggezione per chi sa leggere e scrivere.
Marco si guarda intorno: sì, ci sono tutti. Si può ricominciare:
«A che punto siamo arrivati, ieri?»
Rustichello getta un’occhiata all’ultimo foglio, scritto a metà:
«Eravamo a Seilan e si parlava della scodella di Adamo…»
«Già», annuisce il veneziano, «Seilan. Eravamo scesi lungo le coste dell’India Maggiore, capisci?, per cercare la rotta che ci portasse a Occidente. Così navigammo ancora verso Sud e arrivammo a sbarcare a Coilum1. Qui si incontrano anche cristiani ed ebrei e si capisce da questo che c’è un primo segnale che ci si avvicina all’Occidente. La regione fornisce grandi quantità di indaco2, che loro ricavano da un’erba che cresce da quelle parti. Per ottenerla fanno così: strappano l’erba dal terreno, ne tolgono le radici e la fanno poi macerare dentro dei secchi d’acqua fino a che non è completamente disfatta; a questo punto mettono i secchi pieni al sole che, qui, è di un calore insopportabile, tanto che a un certo punto l’acqua incomincia a bollire e a evaporare: quando il contenuto si è condensato, viene fatto a pezzi e quello è l’indaco…»
Rustichello lo guarda in viso:
«Possibile che il sole sia così forte da far bollire l’acqua nei secchi?»
Se Marco se la prende per l’incredulità dell’amico, certo non lo dà a vedere. Si limita a spiegare:
«Puoi fartene un’idea da solo, sentendo questo: se, mentre sei in barca su un fiume, metti un uovo dentro un paniere e lo cali in acqua, dopo pochi colpi di remo lo puoi tirare su, sicuro che è cotto e pronto da mangiare…»

1 Coilum: oggi Quilon, quasi all’estremità meridionale della costa occidentale dell’India.
2 indaco: sostanza molto apprezzata nel Medio Evo e oltre, usata per tingere i tessuti di un colore azzurro con riflessi viola e rossastri.Veniva estratta anche in Europa ma da una pianta diversa da quella asiatica a cui qui allude Marco.