«Sì, è vero: è come se il re di Francia, per dire, affidasse una sua nipote a una delegazione di tartari…»
«Infatti. E bada bene che, se lo facesse, sono sicuro che non se ne pentirebbe! Comunque, per tornare a noi, Cocacin ci si era affezionata come se fossimo suoi parenti strettissimi e, quando sentì che avevamo intenzione di partire, si mise a piangere per il dolore. Eppure noi non potevamo che riprendere la nostra strada.
Il nobile Chiacatu si mostrò molto generoso: ci consegnò quattro piastre d’oro massiccio, tre delle quali erano state incise con dei simboli di cui due erano dei girifalchi4, e uno un leone, l’ultima piastra era liscia. Esse significavano che chiunque ci avesse incontrato doveva trattarci come avrebbe trattato Chiacatu in persona e fornirci cavalli, cibo e una scorta di armati per la nostra protezione.A noi tutto questo andava benissimo, anche perché sapevamo che il regno era un poco in fermento, visto che gli mancava per il momento un sovrano legittimo e non aveva perciò la stessa stabilità di uno Stato ben governato».
«Dunque, stavate per tornare a casa!»
«Beh, il viaggio era ancora lungo… La Gran Turchia ha vissuto un momento drammatico quando il suo re, Caidu, volle ribellarsi al Gran Khan…»
«Ahi! Ahi!», commenta Rustichello, sorridendo, perché ha ormai una grande considerazione di Kublai.
Marco sorride:
«Puoi ben dirlo! Caidu dominava dal fiume Gion5 fino alle terre direttamente sottomesse al Gran Khan. Però reclamava anche una parte del Mangi e addirittura una porzione di Catai».
«Come l’ha presa il Gran Khan?»

4 girifalchi: uccello rapace usato dai falconieri per la caccia.
5 Gion: l’Oxo, già costeggiato a suo tempo da Alessandro Magno.