«Beh, era piuttosto irritato e ti assicuro che non è prudente fare irritare Kublai…»
«Sì, me l’immagino!»
«Mandò un esercito al confine con la Grande Turchia,ma Caidu decise di sfidare Kublai».
«Ahi!», ripete Rustichello, mentre scrive.
Marco sorride di nuovo ma continua il suo racconto:
«La prima battaglia fu a suo favore e per due anni stette tranquillo. Il Gran Khan lo lasciò in pace. Poi Caidu riprese le armi e si scontrò con Nomogan, figlio di Kublai, e con Giorgio, figlio del Prete Gianni6. Alle prime luci dell’alba, si venne a sapere che il Gran Khan aveva inviato un secondo grande esercito perché si congiungesse a quello di Nomogan e di Giorgio, in modo da sopraffare definitivamente il nemico. Caidu, come avrai capito, non era affatto un vigliacco ma giudicò assurdo affrontare con le sue forze stremate un avversario più numeroso e più fresco. Diede perciò ordine di levare le tende e ritirarsi. Gli altri, soddisfatti per la vittoria, non lo inseguirono e il re poté tornare fino a Samarcanda7.
Qui se ne restò in pace perché il Gran Khan, che ha un grande rispetto della famiglia, non volle attaccarlo e distruggerlo proprio perché apparteneva in fondo al suo sangue».
«Non lo facevo sentimentale fino a questo punto!»
«Attenzione: non immaginare che Kublai sia un debole! È una cosa che fa ridere soltanto a pensarci. Tutt’altro! Ma, come ti ho detto, egli mette la famiglia al di sopra di ogni cosa e, in un caso come questo, visto che Caidu, fuggendo, aveva in fondo ammesso di essere stato sconfitto, si accontentò di quello e non volle schiacciarlo come di sicuro avrebbe potuto. C’è da dire che Caidu non imparò la lezione e andò a cercare la sua rovina da un’altra parte.
Ma, questo, te lo racconto dopo, perché adesso vorrei parlarti un momento di Aigiaruc, la figlia di Caidu».

6 Prete Gianni: vedi capitolo 5, nota 14.
7 Samarcanda: storica città, da sempre centro commerciale e tappa obbligata lungo gli itinerari dei grandi commerci tra Oriente e Occidente. Oggi è compresa nello Stato dell’Uzbekistan.