Marco sorride:
«Sempre la tua fretta, eh? Aspetta e sentirai. Quando i due eserciti furono vicini ed era evidente che stava per scatenarsi la battaglia, Argon mandò due messaggeri al campo nemico. Questi, su sua istruzione, dissero ad Acomat:“Vostro nipote Argon è stupito che voi abbiate agito come avete fatto. Non vuole che si sparga sangue e vi invita a rappacificarvi con lui. Promette che sarete considerato come il nobile più importante del regno se rinuncerete a resistergli e vi accorderete con lui”».
«Ecco una proposta saggia! Magari si potessero evitare le guerre semplicemente facendo prevalere il buon senso!»
«Infatti, magari! Neppure in questo caso funzionò. Acomat infatti rispose in questo modo:“Mi sembra che mio nipote non ragioni: perché dovrei rinunciare al mio regno? Ho combattuto per conquistarlo e difenderlo e, adesso che ne sono il sovrano, non ho intenzione di perderlo. Se mio nipote si sottomette e accetta la mia supremazia, sarà considerato in base al suo grado. Se no, si prepari a morire!”»
«Che faccia di bronzo!»
«I messaggeri si ritirarono e riferirono ogni cosa ad Argon. Questi, com’è naturale, montò in collera e giurò davanti a tutti che avrebbe punito lo zio per la sua temerarietà. Decise di attaccare battaglia fin dal mattino successivo. Entrambi gli schieramenti impiegarono la notte per i preparativi, così che, all’alba, le forze erano già in campo e iniziò la battaglia. Le frecce provocarono come sempre un numero enorme di vittime, ma il peggio si vide quando si mise mano alle spade e alle mazze. Argon si batté come un leone ma, a poco a poco, divenne chiaro che la vittoria stava per arridere al suo avversario. A un certo punto i suoi uomini incominciarono a fuggire dal campo di battaglia e i nemici si accanirono nell’inseguimento. Argon fu catturato vivo e caricato di catene…»