La porta ferrata si apre: vengono portati un secchio d’acqua, un altro pieno di zuppa, del pane. Una delle guardie consegna a Rustichello carta, penne e inchiostro ma intanto lo guarda stupito: che diavolo se ne farà mai un prigioniero, di quella roba?
La chiave torna a girare nella serratura. Ci si divide il pasto e il bere. Rustichello e Marco ritornano ad appartarsi. Il toscano è affascinato dal nuovo compagno. Vorrebbe sapere tutto di lui:
«Così sei passato dal lusso a questa miseria: ti compiango».
«Non sarà per sempre». E Marco sorride. «Se tu sapessi quante avventure ha avuto la mia vita, capiresti che credere nel destino e restare ottimisti è sempre stata la mia caratteristica. E ho sempre avuto ragione! Vedrai che ce la caveremo anche questa volta!»
«Insomma, uno che, dopo aver partecipato a una battaglia come quella che ti ha portato qui prigioniero, dice di aver visto ben altro, ebbene deve avere dei ricordi incredibili! Qui abbiamo fin troppo tempo: perché non racconti? Forse parlare di qualcosa che non sia la cella dove siamo farà bene a tutti e due».
Marco ride di cuore:
«Pensa che le mie avventure sono incominciate quando avevo appena un anno…»
Rustichello lo guarda severamente:
«No, Marco, così non va bene: non prendermi in giro. Raccontare va bene, ma inventare significa mentire!»
Eppure Marco non smette di sorridere:
«Nessuna menzogna, davvero. Ho detto quello perché avevo appunto un anno quando mio padre, che si chiamava Niccolò, e mio zio, Matteo, sono partiti per l’Oriente. Erano mercanti, così come adesso lo sono io. Sì, insomma, adesso sono prigioniero, vero?» Ride, di buon umore. «Ma vedrai che torneremo a fare io il mercante e tu lo scrittore…»
«Speriamo. Ma che cosa c’è di strano se tuo padre e tuo zio sono partiti per l’Oriente? Tutti noi, pisani, veneziani, genovesi commerciamo con l’Oriente: da dove verrebbero, altrimenti, gran parte delle ricchezze delle nostre città?»
Marco ride di nuovo:
«Certo, certo, hai ragione. Tu dici Oriente e pensi a Costantinopoli14 o a Gerusalemme. Magari pensi all’Egitto o, al massimo, alla Crimea15, non è vero? Sì, quello è l’Oriente per tutti quanti.
Ma non per mio padre e mio zio: loro pensavano a ben altro. Pensavano alla Tartaria16

14 Costantinopoli: l’attuale Istanbul, in Turchia, è un’antica città greca (in origine si chiamava Bisanzio) scelta nel 530 dall’imperatore romano Costantino come nuova capitale. Diviso l’impero in due parti, divenne capitale dell’Impero Romano d’Oriente (o Impero Bizantino) fino alla sua conquista da parte dei Turchi nel 1453. Prese il nome attuale nel 1760.
15 Crimea: penisola del mar Nero, oggi appartenente all’Ucraina.
16 Tartaria: termine con il quale, in Occidente e nel Medio Evo, si indicava il vasto territorio sottomesso dal mongolo Gengiz Khan e dai suoi successori.