Quell’uomo importante si accarezzò la barba mentre rifletteva, poi disse: “Il Gran Khan non ha mai incontrato dei latini. Sono sicuro che avrebbe grande piacere nel conoscervi e, se così fosse, la vostra fortuna sarebbe fatta perché è un uomo di una generosità difficilmente immaginabile. Voi, qui, siete come bloccati in una via senza uscita: venite invece con me nel Catai e farete un viaggio che non scorderete mai più. E, poi, in mia compagnia sarete perfettamente al sicuro in ogni circostanza”».
«Beh, non è difficile immaginare la loro risposta, vero?»
Marco sorride:
«Una possibilità come quella! Chi non l’avrebbe colta?»
Rustichello resta con la penna levata in aria perché sta di nuovo ridendo e ha paura di spandere macchie d’inchiostro:
«Credi davvero che l’avrebbero accettata in molti? Affidarsi a un tartaro per andare al centro dell’impero tartaro e incontrare il capo dei tartari! Ammetti che bisogna essere un poco tocchi per considerarla un’occasione».
Marco annuisce e fa dei cenni con la mano, come per dire “va bene”:
«Diciamo allora che bisogna avere un bello spirito d’avventura per arrivare fino a Bucara. Se ce l’hai, vuol dire che la pensi in un modo che ti permette di considerare una proposta come quella un’occasione. Se hai una mentalità diversa, magari non ti salta in mente di arrivare nemmeno a Bucara, che ne dici?»
«Dico che è proprio così. E che cosa è successo, dopo?»
«Mio padre e mio zio hanno ringraziato l’inviato di Alau e si sono affrettati ad accettare. In realtà, Bucara, con tutte le sue bellezze, li aveva un po’ stufati...»
«Lo credo bene: tre anni!»
«Partirono insieme all’ambasciatore e, perché tu ti renda conto di quanto è immenso l’Oriente, da Bucara viaggiarono un anno intero, prima di arrivare al cospetto del Gran Khan».
«Un anno? Com’è possibile?»