«Però la cosa è ben avviata», si ostina Rustichello che, sebbene sia lì più per ascoltare che per parlare, non sa resistere al desiderio di aver sempre l’ultima battuta.
Marco va avanti:
«Il Gran Khan presentò ai due fratelli una piastra d’oro che riportava il suo sigillo: garantì che, ovunque questa fosse stata mostrata, tutti si sarebbero messi al loro servizio e avrebbero offerto alloggio, cavalcature di ricambio e anche una scorta, se fosse stato necessario. Così, mio padre e mio zio si prepararono a partire e presero congedo dal Gran Khan, contando però di ritornare presto».
«Presto: si fa per dire!»
Marco ride:
«Di nuovo con questa idea del tempo. In Oriente, con le distanze e le difficoltà del viaggio, tornare presto vuol magari dire dopo cinque o sei anni!»
Rustichello sta zitto. Scrive. È chiaro che si deve abituare a una mentalità che non è la sua e fa un po’ di fatica.
Marco ha un sospiro e riprende a raccontare:
«Questa volta andavano a cavallo perché non c’erano merci da trasportare e i cammelli non servivano. Procedevano più svelti ma, a un certo punto, il povero Cogatal si ammalò e dovettero fermarsi. Per un po’ aspettarono che guarisse ma, come videro che ciò non avveniva e che forse avrebbe richiesto un tempo molto lungo, mio zio decise che sarebbero intanto andati avanti loro. Fu quello che fecero: ricevevano aiuto ogni volta che mostravano la loro piastra d’oro e, con quel sistema, in capo a tre anni arrivarono a Laiazzo3...»
«Ma va’? Soltanto tre anni?», scappa detto all’altro che non può trattenere la sua ironia.
Marco sorride, paziente. Come ha cercato di spiegare a Rustichello, è proprio la pazienza che ha imparato in Oriente:
3 Laiazzo: porto del mar Mediterraneo, oggi nella Turchia Sud-orientale, al confine con la Siria, un tempo molto frequentato dai mercanti europei.