Il medesimo messaggero che aveva portato la notizia era incaricato di cercarci e di invitarci a ritornare ad Acri, dove il nuovo Pontefice desiderava rivederci. Potevamo rifiutare? Il re d’Armenia in persona ci procurò una galea per affrettare il viaggio…»
«Eri deluso?»
«Deluso? Avevo conosciuto un Papa prima ancora che fosse eletto e adesso ero invitato, io, Marco Polo, a ritornare da lui in tutta fretta! Ricorda che avevo sempre ancora diciassette anni: chi altri, alla mia età, poteva vantare tante avventure?»
Rustichello annuisce ridendo, mentre scrive alacremente.
Marco racconta:
«Il Papa ci accolse come meglio sarebbe stato impossibile. Ci spiegò che la nostra era una missione d’importanza enorme. Ci diede lettere diverse dalle precedenti, questa volta munite del sigillo del Pontefice. Ci affidò doni splendidi da consegnare al Gran Khan e ci assegnò anche due frati, fra’ Guglielmo da Tripoli e fra’ Niccolò da Vicenza, perché, scortati da noi, arrivassero sani e salvi in Catai, dove avrebbero dovuto predicare, convertire, creare sacerdoti e vescovi, tutto in nome del Santo Padre. Ci benedì, alla fine, e noi partimmo subito per Laiazzo. Il nostro grande viaggio iniziava finalmente e davvero!»