«Ingegnoso», mormora Rustichello mentre ancora sta scrivendo
le ultime parole.
«Certo. Ma non consideri il miracolo… Dunque, il califfo radunò tutti i cristiani della città e domandò loro se il Vangelo contenesse soltanto verità. Senza esitazione risposero di sì. Allora il califfo citò loro il brano che ho detto e li mise alla prova: avrebbero saputo spostare certe montagne che stanno fuori Baldac? Se non vi fossero riusciti, avrebbero potuto scegliere tra la conversione o la morte. Diede loro dieci giorni di tempo per prepararsi alla prova perché, come ti ho già detto, in Oriente non si ha mai fretta per nessuna cosa al mondo, nemmeno un miracolo o una condanna a morte… Avevano una gran paura, si capisce, ma sapevano che poteva salvarli soltanto la loro fede. Si misero a pregare Dio perché avesse misericordia di loro: pregavano tutti, semplici fedeli, sacerdoti, vescovi, arcivescovi; pregavano giorno e notte perché a nessuno veniva nemmeno in mente di mettersi a dormire con quella scadenza che pendeva sul capo: dieci giorni! Fu appunto mentre pregavano che a un vescovo famoso per la sua santità comparve un angelo».
«Un angelo?»
«Un angelo. Un angelo del Signore. E disse al vescovo di andare da un certo calzolaio guercio17 e di invitarlo a pregare in modo che si muovessero le montagne».
Rustichello interrompe la sua scrittura:
«Ma come? Quello che non riusciva a un vescovo poteva riuscire a un povero calzolaio?»
Marco scuote la testa:
«Amico mio, che cosa sono questi preconcetti? Ti sembra che un umile artigiano non possa, per il fatto di essere povero, condurre una vita più retta di tanti altri?»
17 guercio: privo di un occhio.