«E in questa desolazione non avete avuto incidenti?»
«Per nostra buona fortuna, no. Del resto, i pochi abitanti sono pacifici e, anzi, molto accoglienti. Il pericolo più grande è costituito dai lupi ma un gruppo numeroso come il nostro li scoraggiava in partenza. L’unico problema era la grande fatica del camminare perché si doveva procedere a piedi: come ti ho detto, l’aria è stranamente rarefatta, e persino i cavalli non hanno forza sufficiente per reggere un uomo in groppa. Tutte queste regioni appartengono alla Grande Turchia30».
Rustichello cambia alla svelta la penna, troppo consumata, intinge quella nuova nell’inchiostro e alza lo sguardo verso quello di Marco:
«E poi?»
L’altro sorride:
«Non ti stancheresti mai, vero? Certo, è più facile parlarne, che percorrerla, tutta questa strada! Dopo quaranta giorni di viaggio, abbiamo passato un valico più alto di qualsiasi montagna vi sia in Europa e così è iniziata la discesa. È allora che incomincia il deserto31. Non c’è nulla: soltanto polvere. Per cinque giorni nient’altro che polvere. Poi, per fortuna, si arriva alla città di Lop32. Qui sono ancora seguaci di Allah, anche se obbedienti al Gran Khan.
Questa città è come un’oasi in mezzo alla desolazione. Pensa che tutti i viaggiatori vi si fermano almeno una settimana, a riposare e a rinforzarsi, prima di proseguire e affrontare il vero e proprio deserto, perché quello passato prima non è niente, al confronto…»
30 Grande Turchia: al tempo di Marco Polo, i Turchi, originari della Mongolia, erano appunto stanziati a partire da queste regioni fin verso Nord, su un territorio amplissimo. Soltanto un secolo dopo, una parte di essi si sposterà verso Occidente, andando a occupare, tra l’altro, quella che oggi noi conosciamo come Turchia, mentre verso Oriente popolano attualmente il Turkmenistan e vari altri Stati in cui sono frammisti a popolazioni diverse.
31 deserto: l’attuale Deserto di Taklimakan, nell’estremità occidentale della Cina.
32 Lop: oggi Charklik, in Cina, affacciata sul lago di Lop