«Ascolta: capita che, cavalcando di notte, qualcuno abbia un colpo di sonno e resti distanziato dal gruppo. Qual è la reazione più naturale? Cercare di accelerare il passo e raggiungere gli altri, no? Ebbene, proprio mentre pensa di fare questo, si sente chiamare per nome ed è convinto che siano i suoi compagni che, preoccupati, si siano fermati ad aspettarlo. Riprende subito coraggio e va in direzione delle voci. Ma, mentre si sposta a sinistra, ecco che le voci sembrano chiamarlo a destra; allora si sposta in quella direzione e sente le voci dall’altra parte. Insomma, a furia di seguire quei suoni, finisce per perdersi. Nel deserto, perdersi significa morire, senza scampo! E non è l’unico trucco che questi esseri malefici utilizzano: si sentono spesso rumori come di armi percosse o rullii di tamburi o ancora suoni di strumenti musicali.
Altre volte i viaggiatori hanno l’impressione di vedere un vero e proprio esercito che si precipita su di loro al galoppo. Che cosa fare? Lasciano le merci e si danno alla fuga, per salvare almeno la vita. Ma, così facendo, uno corre verso destra, l’altro verso sinistra, un terzo si volta e va nella direzione da cui è arrivato. Alla fine, tutti quanti sono fuori dalla pista che hanno seguito fino ad allora: persi, irrimediabilmente, e destinati senza scampo alla fine che ti ho detto2».
«E che cosa si può fare per non subire una morte così atroce?»
Marco si stringe nelle spalle:
«Ebbene, io avevo il vantaggio di essere in compagnia di due viaggiatori esperti come mio padre e mio zio. L’esperienza vuole dire tutto in questi casi».
«E per trenta giorni avete condotto una vita simile?»
«Allora, ti dirò che, dopo un mese di traversata, il deserto è finalmente terminato, almeno nella direzione in cui ci eravamo tenuti noi. Siamo tornati tra le terre fertili e abitate, e questo era il Paese di Tangut3. Eravamo ormai in regioni che danno grano e altri prodotti della terra. Non c’erano più problemi con il cibo e l’acqua.Il peggio era passato. Dopo Tangut, attraversammo Camul4.
Qui la gente è davvero molto ospitale. Fin troppo!»
2 alla fine che ti ho detto: Marco, in realtà, descrive quelli che si chiamano “miraggi”, cioè illusioni ottiche che sono tipiche dei luoghi molto caldi e sono dovute al tremolio dell’aria surriscaldata a contatto con il suolo.
3 Tangut: corrisponde alla vasta provincia cinese del Kansu (o Gansu) che si stende appunto a Sud del Deserto dei Gobi, a ridosso di una catena montuosa che culmina in una vetta di 6.547 m.
4 Camul: l’odierna Hami, a Est di Kansu.