«Come sarebbe a dire?», ride Rustichello.
Marco si gratta una guancia, imbarazzato:
«Ebbene, devi sapere che, se qualcuno chiede ospitalità a un abitante di Camul, questi non soltanto gli fa preparare ogni piatto che gli sembra prelibato e lo accoglie con tutti gli onori, ma, arrivato alla fine della serata, gli presenta sua moglie e poi si allontana di casa per due o tre giorni, in modo da lasciare i due in totale intimità».
«Addirittura?»
«Proprio così. Dicono che questo serva a garantire la fertilità delle campagne. E tutta la loro ricchezza sta appunto nei raccolti che ricavano dalle campagne…»
«Va bene, però è un’indecenza!»
Marco sorride:
«Ai nostri occhi, certo. Ma non ai loro! Però, bisogna dire che non sei il solo a trovarlo un’indecenza: anche Mongu Khan5, quando conquistò la regione, proibì severamente questa usanza.
La gente di Camul, che aveva una paura folle dei Tartari, obbedì per tre anni ma, alla fine, mandò una delegazione al Gran Khan, con un regalo splendido, perché permettesse loro di riprendere le tradizioni: dicevano che da quando le avevano abbandonate, le campagne non producevano più come un tempo e tutto il Paese si stava impoverendo. Sentite queste ragioni, Mongu alzò le spalle, dicendo “Se vi piace così, così sia!” e quelli ritornarono subito ai vecchi usi, soddisfatti».
«Contenti loro…», brontola Rustichello.
«È appunto come disse il Gran Khan. Accanto a quella provincia vi è quella di Chienchintalas6. Qui ebbi l’occasione di parlare con Zurficar, un turco dalla grande istruzione che, per ordine del Gran Khan, si occupava dell’estrazione della salamandra che è particolarmente abbondante in quelle montagne».

5 Mongu Khan: quarto Gran Khan dei Mongoli, dopo Gengiz Khan (Temugin), Ogdai e Güjük. Dopo di lui, salì al trono Kublai.
6 Chienchintalas: non si sa esattamente a quale regione si riferisca Marco, ma certo in qualche area a Est del Kansu.