«Prima di arrivare al Catai, bisogna ancora attraversare il regno di Erginul1. S’intende che anche questa regione è sottomessa al Gran Khan. Qui la vita è molto piacevole: uomini e donne sono belli e le femmine, specialmente, hanno pelle bianchissima e proporzioni perfette. Non c’è limite al numero delle mogli che si possono avere: è sufficiente possedere il denaro per pagare una buona dote alla famiglia di origine della donna. Ma tutto, qui, è armonioso: il grano è abbondante; i fagiani, per dirtene una, sono grandi il doppio dei nostri e arrivano alle dimensioni che da noi prendono i pavoni. Hanno un particolare tipo di bue dal pelo lungo tre spanne e molto morbido2, che è docile e fortissimo al tempo stesso, tanto che può trasportare carichi doppi rispetto ai nostri.
È una regione che richiede venticinque giorni di marcia, per attraversarla tutta, ma, una volta superata, ci si trova davvero alle porte del Catai».
«Finalmente!», esclama Rustichello, con la sua vivacità toscana.
Marco sorride ma non sta a ripetere al suo compagno che la fretta è il peggior modo per affrontare l’Oriente. Riprende a raccontare con la sua solita calma:
1 Erginul: regione non identificata, posta comunque nel Nord dell’attuale Cina.
2 bue… morbido: Marco allude probabilmente allo yak, un bovino originario del Tibet che ha appunto caratteristiche simili.