I cinesi6 sono già molto cortesi per loro natura ma, in questo caso, davvero si superavano, riuscendo ad anticipare i nostri desideri e onorandoci in ogni modo».
«Tutte le vostre ansie erano finite…»
«Sì, non c’era più nulla contro cui stare in guardia. Ma intanto saliva in me l’emozione di star per incontrare il Gran Khan dei Tartari…»
«Lo credo bene!»
«In capo a quaranta giorni arrivammo a Chemenfu7 e fummo subito scortati fino al palazzo reale. Il cuore mi batteva forte mentre attraversavamo quelle stanze splendide e finalmente, ecco: al fondo di un salone ancora più vasto e ricco degli altri, il trono e, sul trono, un uomo che ci guardava venire e sorrideva».
«Che momento!»
«Puoi ben dirlo! Io ero giovane e, sebbene maturato dalle difficoltà e dalla durata del viaggio, ero ancora impulsivo come tutti i giovani. Perciò ero il più emozionato dei tre. Il Gran Khan era seduto su un trono tempestato di pietre preziose; alla sua sinistra e alla sua destra stavano in piedi i consiglieri, chi vestito di seta trapuntata d’oro, chi, se era un guerriero, coperto da una corazza ornata di inserzioni anch’esse d’oro. Erano tutti uomini di grande prestanza fisica ma Kublai, pur essendo seduto, li superava tutti in maestosità».
«Uno spettacolo da togliere il fiato!»
Marco sorride al ricordo:
«Sì, all’inizio ero un poco timoroso, lo confesso, ma il Gran Khan, quando ci inginocchiammo ai suoi piedi e chinammo il capo davanti a lui, ci pregò di rialzarci e di avvicinarci con un tono di tale cordialità e amicizia, che era impossibile non mostrare un viso sorridente. Era davvero molto lieto di vederci e accolse mio padre e mio zio come vecchi amici che non si ritrovano da tempo.

6 cinesi: tutta questa parte di territorio dell’impero del Gran Khan si estendeva sul Catai, cioè sulla Cina settentrionale e, dunque, gli abitanti erano in gran parte cinesi, mentre i mongoli occupavano soltanto le posizioni di comando.
7 Chemenfu: o Ciandu, è l’odierna Shang-tu, residenza estiva di Kublai