«Una preghiera sincera ha valore comunque…»
«Così credo anch’io. Ma, come ti ho detto, la festa più splendida e più seguita è quella che là viene chiamata “festa bianca” e si dà per l’inizio dell’anno nuovo. Secondo i loro calendari, l’anno ha il suo primo giorno a febbraio. In quell’occasione, il Gran Khan si veste di bianco e qualunque suo suddito, per poco che ne abbia la possibilità, fa la stessa cosa. Questo perché il colore bianco è considerato fortunato e, dunque, iniziare l’anno in quel modo è un augurio di felicità futura. E bianchi sono anche gran parte dei regali che arrivano al Gran Khan da ogni parte dell’impero e pure quelli che la gente si scambia. L’argento è considerato di quel colore e dunque molto usato, insieme ovviamente alle perle e alle stoffe bianche, appunto. Dovresti vedere la sfilata di migliaia di cavalli bianchi che arrivano in dono a Kublai, di elefanti coperti di drappi bianchi e carichi di scrigni colmi di oggetti preziosi, e poi di cammelli bardati di bianco.
Tutti sfilano sotto gli occhi del Gran Khan e vanno a rimpinguare il suo tesoro».
«È per questo che si può permettere di regalare centocinquantaseimila abiti all’anno!», brontola Rustichello a cui quella notizia non è andata proprio giù.
Marco ride:
«Hai fatto il conto?»
«Certamente! Chi troppo e chi niente!» E mostra la manica della sua tunica, che è strappata sul gomito.
Marco però non si lascia distrarre:
«La mattina della festa, tutti coloro che possono si accalcano nell’immenso salone che ti ho detto. Ci sono i suoi parenti, e poi re, nobili, cavalieri, astrologi, medici, falconieri1, alti ufficiali dell’esercito.