8.2 IMPIANTI DI EVAPORAZIONE A SINGOLO EFFETTO Gli impianti di concentrazione possono essere realizzati secondo diverse alternative che verranno approfondite nei prossimi paragrafi. La soluzione impiantistica più semplice è il concentratore a singolo effetto, che comunque presenta tutte le sezioni funzionali degli altri impianti più complessi. Uno schema di principio di tale impianto è illustrato in Fig. 8.1. Fig. 8.1 Schema di principio di un evaporatore a singolo effetto. Lo schema convenzionale prevede sempre un evaporatore connesso con un condensatore. L’evaporatore (E1) è munito di un sistema di scambio termico tramite cui trasferire calore alla soluzione in ingresso (F). Rimandando ai prossimi paragrafi la rassegna delle varie alternative tecniche, considereremo al momento uno scambiatore a fascio tubiero interno all’evaporatore. Il calore è fornito da una portata W di vapore di rete che condensa nello scambiatore cedendo il calore latente di condensazione. Poiché il vapore di rete e la soluzione non si miscelano, possiamo considerare, in prima approssimazione, la portata della condensa del vapore di rete C identica alla portata di vapore di rete W. Il calore fornito produrrà una portata V di vapore del solvente che uscirà dall’evaporatore E1 ed entrerà immediatamente nel condensatore E2. Considereremo al momento, tra le diverse alternative di condensatore disponibili, di utilizzare un condensatore barometrico, in cui il vapore viene miscelato a contatto con acqua refrigerante. Come vedremo più avanti, questo modello consente di mantenere una pressione nel concentratore relativamente bassa, senza l’impiego di particolari macchine da vuoto. Schema convenzionale