Per quanto riguarda la , il maggior rischio specifico del processo è indubbiamente collegato agli ampi intervalli di esplosività e infiammabilità delle miscele idrogeno-aria (v. Tab. 12.1). Fortunatamente la temperatura di autoaccensione non è bassa, basta però il minimo innesco per il verificarsi di un incidente. Anche il CO presente nel gas di sintesi è altamente infiammabile. sicurezza Per quanto riguarda la , l’idrogeno non è tossico, ma elevate concentrazioni abbassano quella dell’ossigeno per cui c’è il pericolo di asfissia. Invece, il monossido di carbonio è estremamente pericoloso poiché è un gas inodore, incolore, insapore ed altamente tossico. I sintomi dell’avvelenamento sono mal di testa, vertigini, nausea, vomito. Poiché il CO trasforma l’emoglobina del sangue in carbossiemoglobina, incapace di trasportare l’ossigeno del sangue, l’unico antidoto consiste nel far respirare aria arricchita con ossigeno. Durante le fermate per manutenzione s’impone la bonifica delle apparecchiature, sia per la tossicità del CO, sia per la facile infiammabilità del gas di sintesi. tossicità 12.2 La sintesi dell’ammoniaca L’ è tra i più importanti prodotti chimici, sia perché serve per la preparazione di svariati prodotti, ma soprattutto perché è la materia prima d’elezione per la preparazione dei fertilizzanti azotati. ammoniaca 12.2.1 Il problema della fissazione dell’azoto La quasi totalità dell’azoto (oltre il 99,9%) è presente sulla Terra come molecola biatomica di notevole stabilità, mentre per essere assimilato dai vegetali deve essere disponibile come nitrato. L’azoto è un elemento essenziale anche per la crescita delle piante quale componente degli amminoacidi e degli acidi nucleici. Come si può vedere dalla Fig. 12.4, l’azoto molecolare viene fissato (scisso) naturalmente da diverse specie batteriche che lo riducono ad ammoniaca. Alcuni di questi batteri ( ) vivono in simbiosi con le leguminose da cui attingono il glucosio per i loro bisogni energetici e in cambio cedono loro azoto assimilabile. L’azoto viene fissato anche dalle scariche elettriche che avvengono nell’atmosfera con formazione di ossidi d’azoto e trasportato sul terreno dalle piogge, ma questo resta un apporto minimale. I nitrati però non si accumulano nel terreno perché in parte vengono dilavati facilmente per la loro elevata solubilità e trasportati in mare, e in parte si ritrasformano in azoto via ossidi. Si stima che solo un terzo dell’azoto fissato sia assimilato dalle piante, un altro terzo sia dilavato e il restante venga denitrificato ad azoto molecolare. Nei terreni non coltivati, alla fine del loro ciclo vitale, le piante restituiscono per la degradazione microbica l’azoto, come gli altri elementi, al terreno. Nei terreni coltivati, invece, l’asportazione del prodotto agricolo impoverisce man mano il terreno degli elementi nutritivi. ryzobia Il ciclo biogeochimico dell’azoto