Se le benzine provengono da processi di cracking, il trattamento preliminare consente anche l’idrogenazione delle olefine e delle diolefine presenti. Fig. 7.30 Processo di reforming, sezione idrodesolforazione Un processo tipico di reforming, illustrato in Fig. 7.31, prevede una sequenza di tre reattori adiabatici ognuno preceduto da un forno che provvede a fornire il calore necessario per le reazioni endotermiche. Questo non può essere fornito in unica soluzione per evitare di portare la miscela ad una temperatura elevata tale da favorire le reazioni di cracking. La carica desolforata viene preriscaldata nello scambiatore E1, a spese dei prodotti di reazione in uscita dal terzo reattore. Quindi si aggiunge la corrente di idrogeno con un rapporto molare con la carica compreso tra 4 e 12. La miscela passa quindi al primo forno B1 dove viene fornita una prima aliquota del calore di reazione. Uscita da B1, con una temperatura superiore a quella minima di attività del catalizzatore, la miscela passa al reattore R 1 dove, per effetto delle reazioni endotermiche, la temperatura diminuisce. Quindi entra nella seconda sezione B2, R2 e nella terza B3, R3. Completata la conversione la miscela dei prodotti viene prima raffreddata in E1 e poi in E2 con acqua refrigerante. L’idrogeno prodotto dalle reazioni viene separato nel drum D1 e, compresso in P1, viene in parte riciclato in testa e la rimanente parte viene impiegata nel precedente impianto di idrodesolforazione. I prodotti di reforming vengono inviati alla colonna stabilizzatrice dove vengono eliminati eventuali gas e GPL dalla testa, i pentani da una sezione laterale e la benzina riformata dal fondo colonna. Qualora il reforming venga condotto per la produzione di aromatici, al processo viene associata una sezione di estrazione degli stessi. Impianto di reforming